Lampedusa, la protesta in strada: "No alla tendopoli per i migranti"
Esplode la protesta a Lampedusa dopo che si è diffusa la notizia circa la presunta intenzione del governo di allestire una tendopoli nell'ex base miltare Loran. Diverse decine di isolani, con il vicensindaco della Lega Attilio Lucia, hanno inscenato una manifestazione in strada. Secondo le stesse notizie, nel traghetto di linea ci sarebbero attrezzature e mezzi dell'Esercito per la realizzazione della struttura. "Alla luce di quanto sta succedendo in queste ore, con arrivi massicci di migranti che hanno reso la situazione insostenibile - scrive l'amministrazione comunale - ribadiamo con forza la richiesta al governo Italiano e all'Unione europea di un rapido intervento per alleggerire la pressione sull'isola e confermiamo che l'unica soluzione è quella di avere navi capienti in rada per trasferimenti rapidi e continuativi".
"Ribadiamo altresì - sottolinea il Comune di Lampedusa - la ferma contrarietàà dell'amministrazione e dei cittadini tutti all'ipotesi ventilata mesi addietro dal commissario per l'immigrazione di realizzare una ulteriore struttura per il trattenimento dei migranti sul nostro territorio, come anche eventuali soluzioni provvisorie quali le tendopoli. Da anni Lampedusa ha dato lezioni di umanità al mondo intero, ma certamente l'isola non può essere trasformata in carcere a cielo aperto".
Così anche l'ex sindaco Totò Martello: "Il governo Meloni non trasformi Lampedusa in una tendopoli, pensi piuttosto a ripristinare la macchina dell'accoglienza che ha volutamente smantellato e a tutelare i diritti dei migranti così come le legittime esigenze della cittadinanza locale che vive principalmente di turismo". Invece di intensificare la presenza di navi per i trasferimenti "sta pensando di fare installare tende e strutture provvisorie. Il passo successivo, ci vuole poco a capirlo, sarebbe la realizzazione del mega-centro di accoglienza che nei piani della Meloni e della destra dovrebbe ospitare fino a 5 mila persone, cioè quasi quanti sono i cittadini residenti". Tutto questo per Martello significherebbe "soffocare l'economia e il futuro di Lampedusa e trasformare l'isola in una 'seconda Lesbo' dove confinare in modo continuativo migliaia di persone negando loro la garanzia del rispetto dei diritti umani".