Matteo Piantedosi, pugno di ferro: che fine fa Open Arms
Il governo riprende il braccio di ferro con le Ong. Ieri la nave spagnola Open Arms, sbarcati 196 migranti a Marina di Carrara, è stata sottoposta a 40 giorni di fermo amministrativo.
All’Ong è stata inflitta anche una sazione pecuniaria. Il prefetto di Massa Carrara, Guido Aprea, ha spiegato che ai responsabili dell’imbarcazione viene contestato di non aver ottemperato all’indicazione di andare direttamente al “porto sicuro” indicato dalle autorità italiane. Open Arms avrebbe effettuato salvataggi multipli, tre, anziché portare subito sulla terraferma i richiedenti asilo. I salvataggi multipli sono vietati dal primo decreto Piantedosi.
Lo sbarco al porto di Marina di Carrara si è concluso nel pomeriggio. Sulla nave c’erano 181 uomini e 15 donne. Tra loro 15 minorenni non accompagnati. Tra i principali Paesi di provenienza, Bangladesh, Egitto, Sudan e Siria. Gli stranieri sono stati poi destinati a strutture d’accoglienza in Toscana, Piemonte, Umbria e nelle Marche, stando a quanto riferito dal Comune tosca no. «Anche questa volta», ha detto il sindaco di Carrara, Serena Arrighi (Pd), «tutte le operazioni di accoglienza si sono svolte con umanità e professionalità e di questo ne siamo molto orgogliosi. In questi mesi sul nostro territorio, sotto la guida della prefettura, abbiamo messo in piedi una struttura bene oliata ed effi ciente che ci permette di gestire al meglio anche sbarchi così numerosi».
L’assessore toscano alla Protezione Civile, Maria Monni - la giunta è di centrosinistra - ha attaccato il governo: «Quaranta giorni di fermo amministrativo alla Open Arms perché non ha rispettato il primo decreto Piantedosi, quindi non si è fermata al primo salvataggio di 26 persone ma si è trovata nelle condizioni di salvare altre vite e, giustamente, lo ha fatto. Io ritengo sia una grande ipocrisia. A questo punto», ha aggiunto l’assessore, «bisognerebbe parlare una sola lingua e dire se sono pirati o organizzazioni che salvano vite umane. La nave rimarrà in rada per 40 giorni. Sono 40 giorni in cui non potranno salvare persone disperse in mare. E questo non costerà solo a loro in termini economici, ma in termini di vite umane». Open Arms è la Ong che ha portato a processo il ministro dell’Interno Matteo Salvini per sequestro di persona (i fatti risalgono a settembre 2019). Nel frattempo torna alla carica un’altra Ong, Sea Watch: «Negli ultimi giorni grazie alla cooperazione con Medici Senza Frontiere, Open Arms e Alarm Phone più di 200 persone sono ora al sicuro in Europa. Se non fosse stato per le navi e gli aerei Ong, le persone riportate all’inferno libico sarebbero molte di più. Eppure», accusa Sea Watch, «è proprio questo l’obiettivo del governo italiano che ostacolando e bloccando le nostre navi condanna migliaia di persone a una vita di detenzione arbitraria, tortura e morte».