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Immigrazione, scontro tra motovedetta libica e Ong: "Sparano, state giù"

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Ora le Ong e Repubblica usano una sparatoria in mare innescata da una motovedetta della Libia per tirare in mezzo il governo italiano e colpirlo. Ecco la storia. La motovedetta libica di pattuglia nel Mediterraneo è sbucata all’improvviso. Non l'hanno vista arrivare i soccorritori della Ocean Viking che aveva appena preso a bordo di due gommoni, con l’assenso del centro di ricerca e soccorso di Roma, undici migranti tra cui una donna e cinque ragazzini. "Giù! Giù la testa, state giù! Sparano!": l'ordine è arrivato concitato dalla radio di bordo sulle due lance arancioni.

Subito dopo arrivano tre sventagliate di mitra documentate da un video: la motovedetta libica è a soli 100 metro. Racconta Assan, giovane ghanese, a Alessandra Ziniti di Repubblica che "andavamo velocissimi, ho sentito tre volte gli spari e ho avuto paura. Perché ci sparavano? I soccorritori ci hanno detto di abbassarci per coprirci e così abbiamo fatto". Anche Filippo, infermiere e primo soccorritore, era a bordo della lancia di appoggio e ha racconta alla Ziniti quei minuti concitati: "I libici hanno aperto il fuoco senza nessun preavviso, la mia lancia era la più vicina alla motovedetta e ho sentito chiaramente tre raffiche di arma da fuoco. Mai, in nessun momento, hanno cercato di mettersi in comunicazione con noi, né via radio, né via megafono". 

 

 

Raffiche di mitra ma non solo, perché già le manovre di inseguimento documentate dai video poi diffusi dalle ong hanno messo a rischio la sicurezza di migranti e volontari. "Avevamo già salvato 46 persone e recuperato altre 11 con il coordinamento dell’Italia quando siamo stati avvisati dal nostro ponte di comando di questa motovedetta libica che si dirigeva verso di noi a tutta velocità", ricostruisce Filippo. "Hanno cercato di tagliarci la strada obbligandoci a effettuare manovre rapide per riuscire a sfuggire. La sequenza è stata talmente rapida che ancora oggi non ho razionalizzato quello che abbiamo vissuto. Sappiamo della pericolosità della guardia costiera libica finanziata con fondi italiani ed europei. Da quattro anni lavoro soccorrendo persone in difficoltà ma è la prima volta che mi trovo sotto il fuoco delle armi e la paura è stata tanta".  Il giornalista di Radio radicale Sergio Scandura osservando le foto della vedetta libica diffuse dalla ong si dice certo che si tratti di una delle due motovedette Corrubia- class già della Guardia di Finanza consegnate il 22 giugno a Messina durante una cerimonia in pompa magna. Dovrebbero servire a "supportare le operazioni europee di messa in sicurezza delle acque del Mediterraneo", come si legge nel progetto Sibmmil, e invece, puntualizza Repubblica, servono a dare ulteriori strumenti a Tripoli per fare il lavoro sporco: cacciare con la forza migranti e ong. Il caso ovviamente è molto più largo e riguarda l'emergenza della gestione dei flussi migratori che arrivano sulle nostre coste. E il duello tr a una nave Ong e una motovedetta libica nulla ha a che fare con il piano messo sul campo dall'esecutivo per gestire l'immigrazione.

 

 

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