Vittorio Feltri, stragi in mare: "Bruttissimo, ma verissimo..."
Purtroppo le stragi di migranti sono all’ordine del giorno. E i commenti che suscitano sono sempre gli stessi. Una volta è colpa degli italiani che hanno tardato a mettersi in moto per i dovuti soccorsi, un’altra volta la colpa è dei greci che se ne sono fottuti di salvare i naufraghi. Insomma la responsabilità dei massacri è sempre di qualcuno tranne di coloro che facendosi pagare cifre enormi, fino a diecimila euro, illudono tanta povera gente (si fa per dire, dato che sborsa tali somme) di poter raggiungere l’Eldorado. Promesse da marinaio visto che gli extracomunitari meno scalognati, quand’anche giungano vivi dalle nostre parti, non godono di certo di una accoglienza invidiabile. Infatti vengono confinati in campi di concentramento, costretti a dormire all’addiaccio e a nutrirsi malamente con cibo scadente. Dopo una breve permanenza in luoghi di fortuna (o sfortuna) fatalmente questi poveracci si sparpagliano nella Nazione ospitante e cercano in qualche modo di sopravvivere. Non sanno fare alcun mestiere che non sia quello della pura manovalanza, quindi si dedicano ad attività illecite commettendo reati.
Ciò è dimostrato da un dato statistico: la maggioranza dei detenuti nelle nostre carceri è costituita da stranieri che si sono dati alla microcriminalità per non crepare di fame. E sorvolo sui reati sessuali che vengono commessi sia pure in misura inferiore anche dai compatrioti, dai nostri insomma. A questo punto c’è da chiedersi per quale motivo continuiamo a incoraggiare gli sbarchi, promettendo aiuto a tutti coloro che affrontano il mare imprudentemente, quando sappiamo che non siamo capaci di offrire a nessuno, o quasi, una vita decente.
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L’ultima tragedia è esemplare. Settecento persone attratte da un benessere inesistente sono salite a bordo di una nave malconcia che, come spesso accade, è in grado di salpare ma non di giungere ad un attracco. Possibile che nessuno le abbia scoraggiate ad intraprendere la navigazione perigliosa? Da notare che a bordo, ammassati nella stiva, c’erano un centinaio di bambini. Morti tutti ovviamente, un orrore indigeribile. Ma chi e perché li ha caricati come bestiame su una imbarcazione che galleggiava per scommessa, oltretutto persa? Possibile che non si trovi mai il responsabile delle tragedie?
Certi viaggi tra le onde andrebbero vietati già nei paesi in cui essi cominciano. L’Europa, Italia compresa, avrebbero l’obbligo di avviare una campagna internazionale per dire a quelli che intendono venire dalle nostre parti di rinunciare all’espatrio poiché non siamo in grado né di trarli a riva in caso di naufragio né di garantire a chi riesce a mettere il piede a terra una esistenza degna di essere affrontata. Tutti gli altri discorsi umanitari sono falsi, pura retorica. Il vecchio detto “partire è un po’ morire” è brutto ma veritiero.
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