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Immigrazione, 18enne siriano fermato per terrorismo in Sicilia

Andrea Morigi
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Al Qaeda sbarca in Italia, alla ricerca di una protezione speciale. Ma la musica è cambiata e un terrorista islamico siriano, arrivato l’11 marzo a Messina, è finito in carcere. Dopo essere stato rifocillato e curato a spese dei contribuenti al Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Pian Del Lago, a Caltanissetta, un clandestino 18enne è stato fermato dalla Digos con l’accusa di partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo perché indiziato di aver combattuto tra le fila di Jabhat Al Nusra. L’organizzazione terroristica alla quale apparterrebbe il fermato è stata affiliata fino al 2016 ad Al Qaeda e sta operando in Siria e in Libano dal 2012 per abbattere il regime di Bashar Al Assad attraverso il jihad armato. Attualmente il gruppo, che è una “federazione” di sigle nata dopo la sostanziale disfatta del Califfato, ha cambiato la propria denominazione in Ha'yat Tahrir as-Sham e controlla l’area di Idlib, da dove conduce attacchi contro le forze regolari siriane e russe. Rimangono ancora da approfondire i motivi che hanno condotto almeno uno dei suoi esponenti a cercare rifugio in Italia. Cioè se esista una rete di complicità sul nostro territorio nazionale, dove da anni sono presenti numerose realtà del fondamentalismo islamico che promuovono la guerra santa e hanno arruolato qualche decina di foreign fighter, oppure se vi fosse addirittura un piano militare per colpire obiettivi direttamente nella Penisola.

 

 


ELEMENTO PERICOLOSO
Qualche elemento in più perle indagini potrebbero fornirlo i dispositivi elettronici del sospetto. Non a caso, la procura messinese ha emesso il provvedimento di fermo, che il Gip di Caltanissetta ha convalidato ieri, perché nello smartphone del giovane migrante erano stati trovati video e file che il fermato aveva cancellato, tra cui numerose chat inneggianti alla jihad da cui è emersa chiaramente, spiega la Digos, la sua militanza, anche con un ruolo di comando intermedio. Insomma, sembrerebbe trattarsi di un soldato addestrato all’uso di armi ed esplosivi, che potrebbe avere un piano pericoloso perla sicurezza e l’incolumità dei cittadini e non soltanto di un semplice simpatizzante, esaltato dalle gesta dello scomparso Osama bin Laden e dei suoi seguaci. Il ragazzo era stato soccorso in mare al largo delle coste siciliane da un pattugliatore della Guardia di Finanza ed era giunto al molo di Messina il mese scorso con altri 222 stranieri. Se è un dovere il salvataggio dei naufraghi, comunque, lo è anche la selezione di coloro che varcano la frontiera italiana, per non cadere nell’eccesso dell’accoglienza indiscriminata di chiunque. Nelle fila dell’opposizione, prevale la tesi immigrazionista, secondo la quale i migranti vanno ospitati tutti e sempre, a prescindere dal loro orientamento e dalla loro volontà di integrarsi nella società. Perciò si pretende il riconoscimento della protezione speciale a tutti coloro che chiedono asilo, benché non ne abbiano i requisiti, mentre il governo intenda garantire strumenti di tutela piena ed effettiva solo alle persone che fuggono da reali e oggettive situazioni di pericolo e non come espedienti per eludere le regole in materia di ingresso e soggiorno.

 

 

LIMITI ALL’ACCOGLIENZA
Eppure «questo episodio dovrebbe indurre a una maggiore riflessione da parte di chi sottovaluta gli effetti di una immigrazione che si vorrebbe senza controlli e le sue ripercussioni in termini di sicurezza», ha dichiarato il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, complimentando si per l’operazione. «È rassicurante che la professionalità e la competenza degli operatori della Polizia di Stato si sia no confermate anche in occasione dell'arresto, in un cpr siciliano, di un giovane siriano indiziato di appartenere a una pericolosa organizzazione terroristica internazionale. Questa operazione, infatti, conferma la capacità di svolgere una capillare attività di controllo anche in un momento di particolare pressione migratoria sulle nostre coste». Per deputati siciliani della Lega Anastasio Carrà e Valeria Sudano, si tratta dell’ennesima conferma «che la strada tracciata per contrastare l'immigrazione illegale dall'allora ministro Salvini, ancora a processo per aver difeso le nostre coste, è quella giusta» I parlamentari si congratulano con le forze dell’ordine «per il lavoro che quotidianamente svolgono per garantire legalità e sicurezza nei nostri territori». 

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