Migranti, sì all'emendamento-Gasparri: stretta sugli sbarchi, cosa cambia
Con un colpo di scena finale- la modifica dell’emendamento sulla protezione speciale, dopo una sospensione dell’Aula, – è finito il primo round al Senato sul decreto Cutro, quello che punta a cambiare alcune norme in materia di migranti (in particolare a superare la protezione speciale) ed è nato dopo la strage sulle coste della Calabria. Questa mattina è atteso il voto finale. Ieri, intanto, tra Palazzo Chigi e Palazzo Madama, si è consumato un braccio di ferro che ha visto per protagonisti Giorgia Meloni da una parte, Matteo Salvini dall’altra. Il risultato è una piccola marcia indietro rispetto alla versione più strong voluta dal Carroccio.
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I DUBBI DEL COLLE
La premessa è che la Lega aveva ottenuto, dopo giorni di tensioni, di rimodulare l’emendamento di maggioranza sulla protezione speciale, sopprimendo qualsiasi riferimento ai trattati internazionali firmati dall’Italia che regolano questa misura. Nel testo a prima firma Maurizio Gasparri, infatti, contenuto nel fascicolo in mano ai senatori, si stralciava quella parte del testo unico sull’immigrazione che faceva riferimento proprio ai vincoli internazionali. Una versione che, però, già nei giorni scorsi aveva messo in allarme il Colle, dando il via a una “interlocuzione” piuttosto fitta tra governo e presidenza della Repubblica. Il rischio, infatti, era che il testo, così come voluto dalla Lega, incorresse in profili di incostituzionalità o venisse contestato da organismi internazionali. Dal Quirinale, così come da Palazzo Chigi, negano che Meloni e Mattarella si siano sentiti. Ma di sicuro si sono sentiti gli uffici a loro sottoposti.
A Palazzo Chigi, del resto, non si voleva ripetere il film dei Decreti Sicurezza, rispetto ai quali il presidente della Repubblica espresse forti critiche in una lettera durissima, con cui accompagnò la firma. Per questo Meloni, ieri, in extremis, ha preteso la riformulazione dell’emendamento. Da qui il colpo di scena avvenuto ieri sera, nel pieno della seduta del Senato. Poco prima delle otto di sera prende la parola Gasparri, senatore di Forza Italia, e primo firmatario dell’emendamento di maggioranza. Chiede di riformulare il testo. La versione originaria puntava a cancellare anche quella parte del testo unico sull’immigrazione che, a proposito dei requisiti per concedere la protezione speciale, faceva riferimento «agli obblighi di cui all’articolo 5, comma 6», ossia agli «obblighi costituzionali o internazionali dello Stato italiano». Si escludeva, quindi, «il respingimento o l’espulsione o l’estradizione di una persona verso uno Stato qualora esistano fondati motivi di ritenere che essa rischi di essere sottoposta a tortura o a trattamenti inumani o degradanti o qualora ricorrano gli obblighi» costituzionali o internazionali. Gasparri chiede di stralciare quest’ultimo passaggio, ripristinando i vincoli costituzionali e internazionali.
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IL CANGURO
Molteni sembra preso alla sprovvista, tanto che non dà parere del governo. L’Aula viene sospesa. Le opposizioni si scatenano accusando la maggioranza di essere in preda alla «confusione». Dopo una decina di minuti l’Aula riprende, il governo dà parere favorevole, il Senato vota e approva l’emendamento. La giornata era cominciata con la decisione dei gruppi di maggioranza di presentare un emendamento “canguro”, tecnica parlamentare che avrebbe consentito, se quel testo fosse stato approvato, di far decadere gli oltre 300 emendamenti presentati dalle opposizioni. Di fronte alle proposte delle opposizioni, per evitare che la seduta si trasformasse in una bolgia, il presidente Ignazio La Russa ha promosso una mediazione: la maggioranza ritira il maxiemendamento-canguro e le opposizioni si impegnano a non fare ostruzionismo. Affare fatto. Si inizia ad esaminare il decreto.
Lo scontro tra maggioranza e opposizioni è assoluto. Quello che per i primi è una norma di civiltà e di buon senso, che frenerà l’arrivo di immigrati irregolari, per i secondi è una legge disumana che condannerà gli irregolari per le strade. Con poche eccezioni. È stata approvata, con un voto all’unanimità, l’apertura di un presidio del 118 a Lampedusa. Ed è stato accolto dal governo un ordine del giorno che punta a tutelare le donne immigrate vittima di violenza, presentato da M5S. Si trattava di un sub-emendamento su cui il governo aveva dato parere negativo, mancando la copertura finanziaria. Al momento della votazione, però, Alberto Balboni (FdI), presidente della Commissione Affari costituzionali, ha chiesto di «accantonarlo per una ulteriore valutazione». Dopo un po’ il sottosegretario Molteni ha preso la parola, chiedendo di trasformarlo in un ordine del giorno. Scelta che è stata applaudita dal M5S: «Una norma di civiltà», ha detto la senatrice Alessandra Maiorino del M5S.
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