Lady Soumahoro, lusso coi soldi dei migranti? Rumors dalla procura
Rischiano di finire a processo. Moglie, suocera e cognato di Aboubakar Soumahoro «hanno mostrato elevata spregiudicatezza criminale nell’attuare un programma delinquenziale a gestione familiare protratto nel tempo rivestendo le qualifiche societarie documentate negli atti». Gli atti sono quelli della Procura di Latina che ha chiuso le indagini sulla Cooperativa Karibu e il Consorzio Aid, che si occupavano di accoglienza migranti.
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La moglie di Soumahoro è Liliane Murekatete (a lungo nel Cda di Karibu), la suo- cera Marie Therese Mukamitsindo (amministratrice della stessa coop), e il cognato Michel Rukundo (per un periodo amministratore del Consorzio Aid oltre che consigliere di Karibu). Alla suocera il pm contesta fatture false per 2,3 milioni: nello specifico, per gli anni d’imposta 2015 e 2016 Mukamitsindo avrebbe contabilizzato fatture per operazioni inesistenti che avrebbero consentito alla cooperativa di evadere 597mila euro di Ires. Alla moglie e al cognato del deputato eletto con Verdi e Sinistra e passato al Gruppo Misto dopo lo scoppio dello scandalo il pm contesta - in concorso con Mukamitsindo- di aver usato altri 55mila euro di fatture false, il che avrebbe permesso un’evasione di oltre 13mila. La moglie di Soumahoro avrebbe usato parte dei soldi per l’acquisto di abbigliamento di lusso, e però il suo avvocato Luciano Borrè ha diffuso una nota per dire che «nell’avviso non c’è alcun riferimento all’acquisto di articoli di moda».
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Borrè tiene a precisare che «l’unica accusa contestata» alla sua assistita «è quella di aver provocato un danno erariale di 13.368 euro». L’indagine coinvolge anche Richard Mutangana (altro figlio di Mukamitsindo), che è stato rappresentante di Jambo Africa, che a sua volta avrebbe emesso fatture false. Per tutti gli indagati la Procura ha disposto il divieto per un anno di contrattare con la pubblica amministrazione ed esercitare imprese e uffici direttivi di persone. «L’indagine in oggetto», si legge nel documento della Procura, «ricostruisce un collaudato sistema fraudolento fondato sull’emissione e l’uso di fatture per operazioni soggettivamente e oggettivamente inesistenti (...) non solo con la specifica finalità evasiva inserendo in dichiarazione costi non deducibili, ma altresì per giustificare in sede di rendicontazione la richiesta di finanziamenti alla Direzione Centrale dei richiedenti asilo e rifugiati». Quindi i familiari di Soumahoro avrebbero lucrato sui migranti. Vedremo l’indagine.