Louise Michel, il verbale che inchioda la Ong: cosa hanno detto in radio
L'aver ignorato gli ordini della Guardia Costiera ha messo nei guai la Ong Louise Michel, nota perché finanziata e decorata da Banksy. Prima del fermo nel porto di Lampedusa, sarebbero state ben 15 le ore di liti in mare, secondo quanto ricostruito dal Corriere della Sera. Mentre la Guardia costiera ripeteva di puntare "con rotta diretta e alla massima velocità sostenibile verso il porto di Trapani", la Louise Michel invece ignorava l’ordine "perché c’è una chiamata di soccorso per una barca in difficoltà". Tutto - come si legge sul Corsera - sarebbe cominciato alle 13.43 del 24 marzo. Gli attivisti della Ong "comunicano per la prima volta di dirigere verso un natante in area Sar libica, a circa 95 miglia da Lampedusa", scrive la Guardia costiera nel suo resoconto. Un'ora dopo la Louise Michel ha terminato il soccorso di 78 persone. Le regole imposte dal governo a quel punto avrebbero imposto all'imbarcazione di dirigersi verso un porto sicuro, senza altre tappe.
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Peccato però che qualche minuto dopo il primo salvataggio, la Ong chiama di nuovo la Guardia costiera per avvisarla che ha ricevuto un "mayday" da Frontex e sta andando in acque Sar maltesi verso un'altra barca in difficoltà. Ma la Guardia costiera controbatte ordinando agli attivisti di andare verso il porto di Trapani alla massima velocità. La Louise Michel, però, non ascolta. A quel punto la Guardia Costiera ripete il suo ordine, aggiungendo che stanno andando loro verso l’obiettivo del "mayday". Ma nulla da fare. La Ong si fa viva solo in un secondo momento, facendo sapere di aver soccorso altri 38 migranti in area Sar maltese e chiedendo un porto sicuro.
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Ma non è tutto, perché poi la Ong intercetta un terzo barchino, lo stesso verso il quale si stava dirigendo anche la Guardia Costiera. Anche in questo caso fa tutto la Louise Michel. A quel punto l'imbarcazione è così piena che la Guardia Costiera dispone che la Ong "diriga alla massima velocità sostenibile verso Lampedusa" poiché per "l’elevato numero di persone a bordo l’unità risultava unsafe". Da Roma intanto si difendono dicendo: "Che dicano quel che vogliono. Ma sia chiaro che questa non è una guerra fra noi e le ong. Ci sono ong che rispettano la legge e lavorano come sempre. Altre, come in questo caso, che non la rispettano e mettono a rischio l’intero sistema dei soccorsi".
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