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Papa Francesco dà ragione alla Meloni? E i "giornaloni" nascondono tutto

Papa Francesco

Daniele Dell'Orco
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La supponenza della sinistra non ha limiti. Così come la sua mania del controllo. Siccome però ci sono cose che nemmeno l’intellighenzia può imporre, ad esempio il contenuto dei discorsi del Papa, nei rari casi in cui con rammarico si vede costretta a dover rispettare il pensiero di un’istituzione sacra riesce comunque a trovare una contromisura per smorzarne la portata: imbracciare quel complesso sistema di specchi e leve che è la “regolazione del virgolettato”.

 

 

 

In sostanza, politici, media e intellettuali di sinistra si sono inventati il Papa stroboscopico. Se Francesco dice qualcosa che piace a loro, diventa un faro di civiltà e un simbolo della lotta del bene contro l’avanzata del male raffigurato di norma con i volti di leader politici come Giorgia Meloni o Matteo Salvini. Un assunto che, se va bene, funziona così: «Noi siamo mangiapreti da sempre, ma se siamo persino d’accordo col Papa allora è perché un contraddittorio non può esistere». Se va male, invece, diventa ancor più arrogante: «Siamo talmente illuminati da essere riusciti a far aprire gli occhi pure al Papa».

Far passare Francesco da rockstar a ciarlatano da ignorare in nome del laicismo, però, è un attimo. È successo giustappunto l’altro ieri, quando all’Angelus il Pontefice ha espresso il proprio dolore per la strage di migranti a largo di Cutro, ringraziando la popolazione locale per la solidarietà e l’accoglienza ma soprattutto chiedendo che vengano fermati i trafficanti di essere umani: «I viaggi della speranza non si trasformino mai più in viaggi della morte». Una frase che i condor della sinistra avevano inserito da giorni nei meme diffusi contro Giorgia Meloni. Ora, siccome l’ha detta il Papa, e coprirlo di ridicolo non è mai elegante, sono stati costretti a fare in modo che non venisse sottolineata troppo, per continuare indefessi ad urlare contro il governo assassino (non a caso, invece, sia Meloni che Salvini hanno rilanciato sui social l’invito del Santo Padre). Ma al Pontefice di essere illuminato a intermittenza succede spesso.

 

 

 

Disse: «Chi sono io per giudicare un omosessuale?» e divenne il simbolo delle battaglie per i diritti civili come fosse uno Zan qualunque. Da Lampedusa chiese «perdono per l’indifferenza verso tanti fratelli e sorelle» morti nel Mediterraneo e venne portato in processione dai progressisti che per poco non mettevano il suo faccione sulla bandiera delle navi delle Ong. Quando però gli capita di uscire fuori dal rosso seminato e parlare magari del dramma del crollo delle nascite («Questo inverno demografico è grave, per favore state attenti, è gravissimo, in Europa e soprattutto in Italia») o della barbarie dell’utero in affitto («La dignità dell’uomo e della donna è minacciata dalla pratica inumana e sempre più diffusa dell’utero in affitto. In cui le donne, quasi sempre povere, sono sfruttate, e i bambini sono trattati come merce»), due battaglie storiche del premier, allora i microfoni si spengono, le reflex dei fotografi si inceppano, i riflettori si fulminano tutti all’improvviso. E il Papa resta al buio. 

 

 

 

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