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Ong, sulla Sea Eye tre scafisti: scattano le manette

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Guai in vista. Questa notte agenti della polizia e personale della Guardia di Finanza - Stazione Navale di Napoli hanno dato esecuzione a un decreto di fermo di pm per concorso in favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina. I destinatari? K.E., 22 anni; E.O., 45 anni, e B.M., 32 anni, tutti e tre extracomunitari e tutti e tre individuati come scafisti dei migranti poi salvati e imbarcati a bordo della nave ong Sea-Eye. I migranti erano stati recuperati, in acque internazionali ricadenti all’interno dell’area Sar Maltese, da due distinti natanti in avaria, un gommone e un’imbarcazione di legno. Le indagini per gli arresti si sono basate sull’acquisizione del diario di bordo, l’escussione del comandante della nave e di alcuni tra i rifugiati appena sbarcati, nonchè sull’ispezione dei telefoni cellulari in uso agli indagati. 

Intanto non poteva mancare la consueta critica all'esecutivo Meloni. All'ennesimo sbarco, ecco che l'ennesima ong punta il dito: "È cinico parlare di concessione nell’assegnazione del porto di Napoli solo perché il porto di Pesaro, inizialmente assegnato, era ancora più lontano. I porti della Sicilia meridionale potevano essere raggiunti in molto meno tempo. Il governo italiano deve smettere di rendere più difficile il lavoro di soccorso in mare delle ong e con ciò prolungando anche la sofferenza delle persone in cerca di protezione. Tutte le risorse governative e civili disponibili devono essere utilizzate per prevenire il maggior numero possibile di morti. È in atto un crimine contro l’umanità".

Con queste parole Gorden Isler, presidente di Sea-Eye, ribadisce la volontà delle organizzazioni non governative: scegliere quando, dove e come attraccare. Proprio così. A Isler non basta che i 105 migranti abbiano trovato rifugio nel porto di Napoli. Per Sea-Eye, infatti, "un porto siciliano sarebbe stato molto più veloce da raggiungere e le persone avrebbero avuto un accesso molto più rapido alle cure mediche di cui avevano bisogno". Insieme alle persone sopravvissute, dalla nave umanitaria sono sbarcati anche i due cadaveri recuperati dal team di Sea Eye e per i quali i soccorsi sono arrivati troppo tardi.

"È stata l'esperienza più drammatica che ho avuto in mare. Soprattutto le persone del primo soccorso erano in pessime condizioni di salute quando sono arrivate a bordo con noi - dice il medico Angelika Leist di German Doctors -. Avevano trascorso sei giorni sulla barca senza cibo, senza acqua potabile. È stato molto sconvolgente per tutti". Poi, come se la colpa fosse del governo, ecco l'attacco da parte della ong: "Le autorità italiane hanno prolungato le sofferenze dei sopravvissuti assegnando il porto di Napoli, a più di 480 km di distanza". 

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