Ong, l'ultima pagliacciata: cosa si inventano per sfidare la Meloni
Pur di sfidare il governo Meloni e il decreto Piantedosi che regola l'attività delle Ong, ora le navi delle Ong s'inventano barche di migranti in avaria che non esistono, e chissà da quanto va avanti così, solo che prima di questo decreto le Ong non dovevano informare il governo così nello specifico delle loro attività, e ora le regole sono più severe. I fatti sono tanto semplici quanto chiari: la nave norvegese Geo Barents della Ong Medici Senza Frontiere stava trasportando 85 migranti al porto di Taranto, subito assegnato dal Viminale, 44 presi a bordo in un primo intervento e 41 trasbordati da una petroliera, operazione quest' ultima vietata dal decreto Piantedosi che proibisce salvataggi multipli ma approvata dallo stesso ministero dell'Interno su specifica richiesta. Fino a qui tutto legale, nessuna polemica e i migranti - stremati, come da consuete comunicazioni delle Ong - stavano raggiungendo l'Italia.
E però lunedì la Geo Barents ha deciso unilateralmente di cambiare rotta, di allungare il percorso per dirigersi verso una terza imbarcazione segnalata da Alarm Phone, il centralino delle Ong, «perché noi non lasciamo morire le persone in mare», aveva tuonato Medici Senza Frontiere spalleggiata dalle altre "organizzazioni umanitarie" attaccando il governo Meloni. Solo che dopo un giorno a zig-zag nel Mediterraneo s' è scoperto che quella terza imbarcazione, to', non c'era, notizie di affondamenti neppure, per fortuna, e quindi la Geo Barents dopo aver fatto parlare di sé e rilasciato una manciata di comunicati via Twitter contro quei senza cuore del governo di centrodestra è tornata a puntare Taranto, dov' è in arrivo in queste ore.
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LE REGOLE - Il decreto, lo ricordiamo, oltre a proibire i salvataggi multipli- la ratio è stroncare l'attività degli scafisti - impone l'obbligo alle navi delle Ong di «raggiungere senza ritardo» il porto assegnato «per il completamento dell'intervento di soccorso», e la Geo Barents l'ha dichiaratamente violato. Su Twitter la nave Ong non ha scritto nulla della terza imbarcazione non pervenuta, Alarm Phone neppure, e Medici Senza Frontiere ha deviato: «Abbiamo a bordo molti minori non accompagnati (...) Un ragazzo ci ha raccontato coi suoi occhi il terrore della Libia (...) le violenze subite (...)». Poi la Ong è tornata incredibilmente (ma neanche tanto) ad attaccare il governo Meloni: «Cosa sarebbe successo agli 85 migranti senza la Geo Barents?». Non lo sappiamo, e magari loro non sono stati portati vicino alla Geo Barents da scafisti senza scrupoli, magari stavolta no.
Di certo il Viminale la seconda operazione di salvataggio l'ha approvata, e dunque la provocazione della "nave umanitaria" ha senso fino a un certo punto. La Ong ha lanciato un segnale inequivocabile. Il premier Meloni, nei suoi "appunti di Giorgia", sui social, ha tenuto il punto.
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SCAFISTI - «Immigrazione illegale e tratta di esseri umani: è finita l'Italia che si accanisce con chi rispetta le regole e fa finta di non vedere chi le vìola sistematicamente». «Il provvedimento», è entrata nel dettaglio la Meloni, «ha come obiettivo il rispetto del diritto internazionale, che non prevede che ci sia qualcuno che può fare il traghetto nel Mediterraneo o in qualsiasi altro mare e fare la spola con gli scafisti per trasferire gente da una nazione altra. Le norme del governo vogliono circoscrivere il salvataggio di migranti a quello che è previsto dal diritto internazionale con alcune regole abbastanza semplici: se ti imbatti in un'imbarcazione e salvi delle persone le devi portare al sicuro, non le tieni a bordo mentre continui a fare salvataggi multipli fino a quando la nave non è piena, perché quello non vuole dire mettere gente al sicuro e soprattutto non vuol dire salvare fortuitamente naufraghi».
E ancora, il premier: «Chiediamo che ci sia coerenza tra le attività delle navi e quello per cui sono registrate: navi commerciali che si mettono a fare la spola per il salvataggio di migranti è una cosa che stride abbastanza», e 15 navi Ong sulle 17 più attive non sono registrate per il salvataggio di migranti. «Se qualcuno sta rischiando la vita ha diritto a essere salvato», ha concluso il presidente del Consiglio, «ma cosa diversa è farsi usare dalla tratta degli esseri umani del terzo millennio e continuare a far fare miliardi agli scafisti senza scrupoli che noi invece vogliamo combattere». In base al decreto-Piantedosi il comandante della Geo Barents, l'armatore e il proprietario della nave rischiano una multa da 10mila a 50mila euro, e l'imbarcazione il fermo amministrativo. "Incaso di reiterazione della violazione da parte della stessa nave", si legge nel decreto, "si applica la sanzione amministrativa accessoria della confisca dell'imbarcazione, e l'organo accertatore procede immediatamente al sequestro cautelare". La competenza territoriale è del prefetto. Le navi Ong agiscono da centri sociali: ribelli, disobbedienti, al di sopra della legge. Il governo assicura il pugno di ferro.