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Ong, "non ci sono interpreti": salta il processo, scandalo a Trapani

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La giustizia italiana è davvero incredibile. Ventuno persone sono accusate a vario titolo di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, falso ideologico commesso in atto pubblico, omessa denuncia, e esecuzione o rimozione arbitraria e omissione di segnali del codice navale. E, a due anni dalla chiusura delle indagini a Trapani per il caso delle navi ong Save The Children e Medici Senza Frontiere, è tutto fermo perché per la terza volta uno degli imputati Darius Beigui, capitano della nave Juventa della tedesca Jugend Rettet, che ha chiesto di essere ascoltato, non può essere interrogato. Manca un interprete che possa tradurre correttamente i termini previsti dal codice, secondo quanto riporta La Repubblica.

 

 

In realtà, a novembre era stata trovata una persona madrelingua ma essa purtroppo non è stata in gradi di tradurre termini giuridici. "È ridicolo. La stessa Procura che si è coordinata con successo con cinque diverse agenzie di polizia, comprese le unità antimafia e i servizi di intelligence, per fermare una nave di soccorso, ha ripetutamente fallito nel garantire il diritto fondamentale ad un processo equo. Mi sembra che non vogliano nemmeno sapere cosa ho da dire", ha detto il capitano a La Repubblica. Nel 2017 la nave della ong Jugend Rettet soccorse 2000 persone, secondo i pm di Trapani, grazie ad appuntamenti con gli scafisti.

 

 

Ora il giudice per l’udienza preliminare deve decidere se prosciogliere o rinviare a giudizio l'imputato, il quale, appunto, non può farsi interrogare se non nella sua lingua. Venerdì 2 dicembre, il pm ha portato in aula come interprete un funzionario di polizia in pensione, il cui nome però non risultava nell’elenco ufficiale degli interpreti autorizzati. Risultato: dopo mezz'ora l'interrogatorio è stato sospeso e la difesa ha rifiutato di firmare il verbale.  

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