Immigrazione, tam-tam: "Ora che c'è la Meloni non partiamo più"
"Ho pensato di attraversare il mare, dice K. 21 anni, nigeriano, ma ho sentito che questa donna che è appena stata eletta presidente in Italia ha detto che non accetterà più i migranti che arrivano dalle sue parti. Sono completamente confuso. Voglio tornare a casa. Sono venuto qui in Libia per avere una speranza, non ho padre né madre, ma questo posto è troppo duro, non ce la posso fare. Se ci fosse una speranza di attraversare potrei aspettare ancora un po', ma al momento non so se questa donna autorizzerà altri sbarchi di stranieri in Italia». È un messaggio audio che K., da due mesi trascinato in Libia con l'inganno dalla mafia subsahariana in combutta con le Ong, ha inviato a Michelangelo Severgnini, l'autore del docu-film "L'Urlo, schiavi in cambio di petrolio", che alcuni rappresentanti delle Ong hanno interrotto violentemente al "Festival dei diritti umani" di Napoli, certificando che gli unici ad avere diritti sono loro. Il docu-film è basato sull'omonimo libro, sempre di Severgnini, cresciuto in radio antagoniste, «ma con questa sinistra parlamentare», dice a Libero, «non ho nulla a che vedere, e comunque sono un professionista indipendente», vuole sottolineare.
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LE PROVE
Che le Ong siano d'accordo coi trafficanti non lo diciamo noi, ma le decine di audio e video raccolti dall'autore che gli hanno inviato gli stessi migranti. Sono tanti ne abbiamo dato conto in questi giorni e continuiamo a farlo anche nell'articolo a lato - i ragazzi africani che ormai hanno capito che le Ong promettono (dopo il pagamento di migliaia di euro ai trafficanti) l'arrivo in Italia creando illusioni sui social, «ma poi in Italia ne arriva solo uno su 20», afferma Severgnini. «Gli altri muoiono nel deserto prima ancora di arrivare in Libia, o poi in mare, o finiscono in schiavitù». Toniamo al messaggio del giovane nigeriano: «Non è una buona idea per me pensare di attraversare il mare, perché il gommone potrebbe affondare e i libici potrebbero catturarmi. Per questo ho bisogno di tornare in Nigeria con un aereo, ma non ho soldi con me, gli Asma boys (giovani criminali libici, ndr) mi hanno picchiato e derubato». Severgnini commenta: «Con questo messaggio abbiamo la conferma che l'elezione di Giorgia Meloni ha raggiunto subito anche i migranti. In questo caso ci troviamo di fronte a un giovane che vuole tornare in patria, mentre c'è un'altra testimonianza di L.,18 anni, del Sud Sudan, che non può tornare indietro, che alla Meloni lancia direttamente un appello. È uno dei 44 mila rifugiati già censiti in Libia».
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Parla il 18 enne sudanese: «Ho un messaggio per il nuovo primo ministro italiano, provo a far sentire la mia voce così che lei mi possa ascoltare. Per favore, lei ci puoi salvare. Non abbiamo scelto di essere schiavi. La situazione ci ha travolti. Avete bisogno di rendervi conto di cosa sta succedendo in questo Paese chiamato Libia. Se riuscirò a raggiungere l'Europa potrò fare qualcosa di positivo nella mia vita. Vorrei che lei mi aiutasse. Il mio pensiero va a lei presidente italiano, per trovare il modo di evacuare i cittadini del Sud Sudan. Ci ridia la speranza». Gli africani non vogliono più partire sui barconi: troppo costoso ma soprattutto pericoloso. Sono loro i primi a denunciare la tratta gestita dai trafficanti di esseri umani. Chiedono di raggiungere l'Europa in aereo. Potrebbero partire in sicurezza se passasse la linea propugnata in Europa dalla Meloni: centri d'accoglienza in Nord Africa, al sicuro dai delinquenti, e identificazione in loco di chi ha i requisiti per richiedere asilo in Europa.
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LA TRATTA
Per un 19enne marocchino, M,, anche lui portato in Libia, «è più sicuro tornare a casa che mettersi in mano agli scafisti». L., 24 anni, nigeriana, si trova a Tripoli («non capisco dove di preciso, non parlo arabo») e ha rinunciato all'Italia. Come abbiamo riportato ieri, dal 20 al 26 novembre, senza navi delle Ong al largo della Libia, l'Organizzazione mondiale per le migrazioni non ha segnalato barchini partiti dalle coste libiche. Tutt' altro che una fatalità. La settimana precedente sono stati intercettati soltanto 234 migranti, pochi se paragonati agli arrivi di massa registrati tra fine ottobre e inizio novembre, i giorni in cui Ocean Viking, Humanity 1, Rise Above e Geo Barents appena si era insediato il governo Meloni - cercavano di scaricare in Italia tutti i migranti raccolti nel Mediterraneo centrale. Da qualche ora la Rise Above è tornata a setacciare le acque, unendosi così a Humanity 1 e alla Louise Michel, le uniche presenti in questi giorni. Attireranno ancora migliaia di disperati.