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Open Arms, Elisabetta Trenta: "Io ricevetti il decreto solo da firmare..."

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Una spiegazione discutibile quella offerta da Elisabetta Trenta. L'ex ministro della Difesa è stata ascoltata come testimone nel processo Open Arms dove è imputato per sequestro di persona il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini all'epoca dei fatti titolare dell'Interno. E così, all'interno dell'aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo, la Trenta mette le mani avanti: "La decisione del divieto di ingresso in acque italiane della nave Open Arms nell'agosto del 2019 fu presa dal ministro Salvini. Io ricevetti il decreto da firmare, ma era un decreto firmato dal ministro dell'Interno. Perché la competenza del mio ministero era quello di verificare che non si trattasse di una nave militare e questo era il mio ruolo. Non era un ruolo di decisione". Insomma, la Trenta sostiene di aver firmato quel decreto perché quella era la prassi. Come se la sua firma non valesse niente. Piuttosto discutibile, come detto in premessa. Anzi, lunare.

 

 

Il caso risale all'agosto 2019, quando l'allora titolare del Viminale fermò lo sbarco dei 107 migranti al largo di Lampedusa a bordo della nave della ong spagnola. In quei giorni la Trenta rifiutò sì di firmare un decreto, ma il secondo. Il motivo eccolo spiegato: "Dopo l'annullamento del decreto di divieto di ingresso della nave Open Arms in acque territoriali italiane, io mi rifiutai di firmare il secondo decreto, analogo". E continua: "Mi rifiutai perché ritenni che valesse ancor di più la decisione del Tar visto che erano passati altri giorni e che comunque era una reiterazione di un provvedimento annullato senza sostanziali novità, anzi in presenza di una situazione peggiorata". Insomma, come già ricordato dall'avvocato del leader della Lega Giulia Bongiorno ("Il divieto di ingresso in acque italiane firmato dai ministri Salvini, Toninelli e Trenta. Ma qui è presente solo Salvini"), la Trenta non ha firmato solo il secondo divieto.

 

 

Ma non è finita qui, perché la Trenta di fronte alle domande della pm Giorgia Righi su eventuali terroristi a bordo, ribadisce: "Non ci risultava che a bordo della Open Arms ci fossero terroristi. In ogni caso, poteva essere di conoscenza del ministro dell'Interno. Non era detto che io dovessi saperlo". Eppure, solo due settimane dopo la Open Arms, sia la Trenta che Danilo Toninelli firmarono il divieto d’ingresso per nave Eleonore con 101 naufraghi. Memoria corta?

 

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