Migranti, la bomba senza precedenti che può cancellare l'Italia
Salvini spara, Tajani porta orgogliosamente le istanze a Bruxelles, Mattarella ricuce col filo della diplomazia, Meloni riorganizza la strategia. Bene. Mentre infuria - e poi si smorza - la crisi con la Francia sui migranti. Mentre l'Italia chiede regole nuove - «hot spot pagati dalla Ue in Africa» - per la gestione del fenomeno migratorio e un impegno strutturale per ridurlo anche dal quadrante sud, come è stato fatto sulla rotta balcanica (6 miliardi a Erdogan). Mentre i francesi si incazzano come nelle canzoni di Paolo Conte. Ecco. Mentre accade tutto questo che spunta un documento dal significato demografico ben chiaro. L'Africa si avvia a raddoppiare la sua popolazione: da 1,25 miliardi nel 2019 a 2,5 miliardi nel 2050 (2,1 miliardi per l'Africa subsahariana) e a 4,5 miliardi nel 2100.
SCARSO ASSORBIMENTO
Al contempo, le capacità di assorbimento della nuova forza lavoro sono assai incerte, stante il basso livello educativo delle persone che si affacciano al mercato del lavoro. Secondo il sito lavoce.info, essendo quello del continente nero il tasso di fecondazione più alto al mondo (4,8 figli a donna da 6,8 che era nel 1975. In Asia si è passati da 5,5 a 2,2, per capirci), nonostante i crolli di natalità, la crescita dei singoli stati comincia a preoccupare. «Con tassi di crescita della popolazione elevati (2,3% previsto nel 2025 per tutta l'Africa), il numero di abitanti dei paesi più popolosi raggiungerebbe livelli molto alti nel 2050: 410 milioni in Nigeria (da 180 milioni nel 2015), 180 milioni in Etiopia (da 100 milioni), 140 milioni in Tanzania (da 53 milioni), 106 milioni in Uganda (da 40 milioni)» affermano gli illustri demografi.
Il calcolo è presto fatto. Entro il 2050 il 57% della crescita demografica globale interesserà l'Africa subshariana, che arriverà a contenere il 23% della popolazione mondiale. Il futuro del continente sarà innervato dai cambiamenti demografici, economici, tecnologici e socio-politici, ambientali. E le crisi climatiche, attraverso il loro impatto su produttività agricola, filiera alimentare e movimenti migratori, avranno un ruolo fondamentale in questi processi. Una delle conseguenze geopolitiche, per esempio, è che il grande traffico del commercio si sposterà sul basso Mediterraneo. Ed è questo il motivo per cui la Cina da anni sta colonizzando, in cambio della fornitura di grandi infrastrutture, intere regioni africane. Altra conseguenza deriva dall’assorbimento di tutta questa – diciamo - forza lavoro. Sempre lo studio suddetto fa notare, infatti, che saranno necessari tassi estremamente elevati di crescita del prodotto nazionale; i quali, a loro volta, richiedono alti livelli di investimento e il miglioramento nella qualità del capitale umano.
«Paesi come il Vietnam e il Bangladesh sono stati capaci, negli ultimi trent’anni, di crescere molto sotto il profilo economico e di impiegare la nuova forza di lavoro, mentre realizzavano una transizione demografica verso tassi di crescita zero della popolazione. Hanno saputo attirare significativi investimenti esteri, sviluppando l’industria, nel contempo migliorando rapidamente il livello educativo», dicono le analisi econometriche «al contrario, in Nigeria negli ultimi cinquea nni sono entrate nella forza lavoro 19 milioni di persone, ma sono stati creati solo 3,5 milioni di posti di lavoro, secondo dati della Banca Mondiale. Il tasso di disoccupazione a fine 2020 ha raggiunto il 33%. In Tanzania, ogni anno, si affacciano sul mercato del lavoro 800mila persone: il loro assorbimento richiederebbe un tasso di crescita del 10% invece del 6% realizzato fra il 2015 e il 2019». Ad essere onesti,Antonio Tajani è uno dei pochi che guarda oltre il problema delle attuali migrazioni, degli scafisti o dell’Europa che volge lo sguardo. «Il tema va affrontato oggi» dice il ministro degli Esteri a In mezz’ora su Raitre «perché teniamo conto che se il problema (il sovraffollamento d’Africa, ndr) non lo affrontiamo subito, come Europa, combattendo povertà, fame, cambiamento climatico, terrorismo, guerre e portando la pace, avremo milioni di persone che si sposteranno. Quindi l'Europa oggi deve intervenire con un piano Marshall per l’Africa».
GRANDE HUB
Tajani rispolvera il tema caro al centrodestra: diamo già 6 miliardi alla Turchia per il controllo dei flussi balcanici e così si potrebbe fare in Libia e altri Paesida dove partono i migranti: «Noi siamo favorevoli a riformare il memorandum con la Libia. E serve una linea più dura nei confronti dei trafficanti degli esseri umani». Cioè: entro il 2100 l’Africa potrebbe essere «la nuova Cina», grazie appunto al boom demografico, alla bassa età media delle popolazione e alcuni parametri economici (per esempio il tasso di crescita delle nuove start up o dell’imprenditoria femminile). Il problema sta, quindi, nel valorizzare la grande massa della popolazione attraverso la riduzione del tasso di fecondità e nell’ottenere obbiettivi di investimenti che mantengano elevata la crescita del Pil. Ma, in caso contrario, crescerebbe l’instabilità sociale e la migrazione della parte più produttiva della società; e, nella maggioranza dei casi, i migranti sono persone di buon livello di istruzione che in patria lavoravano o studiavano. E la prospettiva sarebbe quella di un’invasione oltre le capacità di assorbimento dell’intero territorio europeo. A quel punto, ogni idea di trasformare l’Italia in un superhub di smistamento selettivo dei migranti (magari con formazione e inserimento nel lavoro pagate dall’Europa: una vecchia idea neanche troppo peregrina di Milena Gabanelli) salterebbe. Con l’intero continente. E noi stiamo lì dietro ai Robinson della Ocean Viking…