Ong, Meloni gode: "Io non la ho votata ma...". Clamoroso: chi si schiera con lei
Certo, c'è la mancanza di stile del linguaggio. «Inaccettabile, dovrebbero prestare più attenzione», dice Marcello Sorgi pensando all'espressione «carico residuo» usata dal ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, e riferita ai migranti rimasti a bordo delle navi per giorni. Epperò anche l'editorialista della Stampa, alla fine, lo ammette: «La logica di quello che stanno facendo (il governo, ndr) si intuisce: stanno premendo sulla Francia che ha già dato un'apertura». Laddove per «apertura» si intende la disponibilità a farsi carico di una quota di migranti, cosa che effettivamente è avvenuta martedì sera, quando la Ocean Viking ha lasciato il porto di Catania destinazione Marsiglia.
Insomma, espressioni a parte, è «importante che si affermi un principio, che ci sia qualcuno in Europa» disposto a venirci incontro quando arrivano i migranti. E che il «meccanismo» fondato sul «principio della condivisione» degli stranieri in arrivo sia ben «oliato». Posizione che il giornalista esterna davanti alle telecamere dell'Aria che tira, su La7, martedì scorso.
Sorgi, ex direttore del Tg1 in quota centrosinistra al tempo del governo di Romano Prodi, non è l'unico caso di personalità lontane dal centrodestra che pure riconoscono al presidente del Consiglio, sia pure con accenti diversi, la legittimità di muoversi come avvenuto in queste ultime ore.
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EUROPA NEL MIRINO - Prendiamo Peter Gomez, direttore del fattoquotidiano.it, pure lui intervenuto su La 7. «Fuori dall'ipocrisia: il governo ritiene che le Ong spingano i migranti a partire, perché così sanno che la traversata è meno rischiosa. Non li ho votati, ma fanno quello che vogliono gli elettori di destra». Semplice e chiaro. Oltretutto sul suo giornale, lunedì scorso, il giurista Filoreto D'Agostino ha pubblicato un'analisi dettagliata che smonta punto per punto le obizioni alla linea dura decisa dall'esecutivo nei confronti delle Ong.
Già, le Ong, la cui azione testuale - è completare un «trasporto gestito in partenza da organizzazioni criminali ed effettuato su mezzi inadeguati pilotati da delinquenti (c.d. scafisti)». L'analisi conferma la legittimità- al di là di quelle che in un momento successivo sono le decisioni delle autorità sanitarie- di vietare lo sbarco. E questo perché l'intervento delle Ong «ha come esito lo sbarco nel territorio italiano di persone che, al di là del profilo umanitario, sono migranti clandestini, completando di fatto l'operazione programmata dal crimine organizzato».
E che dire di Massimo Cacciari? Il filosofo, ex sindaco di Venezia con il centrosinistra, in più occasioni ha spostato il tiro più sulle mancanze dell'Unione europea che sull'azione italiana. Martedì scorso, ad esempio, ospite di Cartabianca, su RaiTre, ha preso di petto Bruxelles perla mancata collaborazione con l'Italia. Proprio come denunciato da Giorgia Meloni: «Manca e continua a mancare una politica europea per l'immigrazione. Siamo sempre lì, tali e quali, nella stessa identica situazione di prima del Covid».
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Un pensiero ribadito il giorno successivo dai microfoni di Radio Cusano Campus, quando se l'è presa con l'immobilismo della Commissione Ue: «È una gestione sempre emergenziale e a tampone di una grande crisi che l'Europa non riesce ad affrontare con una visione strategica di lungo periodo». A Bruxelles mancano sia il «realismo», sia la «strategia».
PIÙ UMANITÀ - Nei giorni scorsi ha fatto discutere anche la presa di posizione del sindaco di Siracusa, Francesco Italia. Italia, un passato da attivista nelle missioni umanitarie, già vicesindaco nel 2013 con la giunta del Pd, dal 2019 è un esponente di Azione, la formazione politica di Carlo Calenda, e fino a poche ore fa ha dovuto fare i conti con la presenza - seppure al largo - della nave Rise Above, poi dirottata a Reggio Calabria. Ebbene, lo scorso 5 novembre ha preso le difese dell'esecutivo Meloni: «È chiaro che c'è, da parte di questo governo, un'attenzione maggiore alle fragilità. Penso che, rispetto al governo Conte-Sakvini, oggi ci sia un atteggiamento di maggiore responsabilità e attenzione nei confronti dei migranti che si trovano sulle navi. E non si può certo dire che io sia vicino a questo governo». Il riferimento è al tanto vituperato "sbarco selettivo", con la corsia preferenziale accordata ai passeggeri in condizione di fragilità. Ma Italia se la prende anche con le Ong: «Mi chiedo perché queste navi non raggiungano i loro Paesi d'origine invece di sostare qui per giorni e giorni».