Matteo Salvini inchioda Lamorgese: questo orrore come lo spiega?
Da Palermo a Lampedusa senza avvisare i giornalisti, se non con pochi minuti d'anticipo, e dunque a differenza dello scorso 4 agosto Luciana Lamorgese non ha avuto il tempo di sgomberare in fretta e furia il centro d'accoglienza prima dell'arrivo di Matteo Salvini, atterrato a mezzogiorno ed entrato nella struttura traboccante di richiedenti asilo accompagnato dal vicesindaco leghista Attilio Lucia. Milletrecento immigrati a fronte di 350 posti disponibili. Più di 1.500, a metà pomeriggio, quando ne sono stati portati nell'hotspot altri 200 arrivati in mattinata con 6 barconi: 22, in tutto, gli sbarchi in una decina d'ore.
SOVRAFFOLLAMENTO
Nel centro d'accoglienza, ma il termine accoglienza non è appropriato, ci sono 5 volte gli immigrati che dovrebbero esserci per poter garantire condizioni di permanenza accettabili, e ce n'erano altrettanti, dicevamo, anche a inizio agosto prima che il ministro dell'Interno nottetempo ordinasse il trasferimento di centinaia di stranieri per non permettere a Salvini di documentare lo scempio, missione riuscita a metà perché all'arrivo dell'ex titolare del Viminale ce n'erano comunque il doppio del consentito.
«Oggi mi sono vergognato», ha tuonato il leader leghista uscito dal cancello. «Mi sono vergognato per ciò che ho visto e sentito dalle persone che sono qui dentro. Le visite guidate fanno vedere solo quello che si vuole far vedere, ma è nelle visite a sorpresa come questa che capisci la verità. Ho visto cose inenarrabili», ha continuato Salvini, «non è più possibile continuare a mancare di rispetto a chi ha il diritto di essere accolto: con 40 gradi c'è una bambina che potrebbe essere la figlia di chiunque di noi che dorme per terra, e dovrebbe essere in una casa, mentre c'è chi senza averne diritto sbarca qui per la terza, quarta, quinta volta: è un business, non è accoglienza, è un traffico di esseri umani, è sfruttamento. Sono immagini indegne di un Paese civile», ha aggiunto, «e mi chiedo dove sia il ministro dell'Interno: negli ultimi anni se n'è occupato il Pd dell'accoglienza, e i risultati sono questi, ma dal 26 settembre torneremo a essere un Paese accogliente e ospitale con chi lo merita, ma che rispetta e fa rispettare le regole».
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TOUR ELETTORALE
Il capo della Lega ha anche parlato delle «forze dell'ordine e di tutti gli altri che lavorano nell'hotspot, che vivono in condizioni estreme. A questi uomini e donne dico grazie per i sacrifici». Il tour elettorale era cominciato a Palermo, alle 9 in piazza Baida, dove Salvini ha partecipato a una protesta contro il caro-bollette: «Se oggi Letta prende il telefono e chiama me o Draghi e dice che "c'è l'ok del Pd sull'intervento da 30 miliardi io sono felice e gli stringo la mano. Se invece continua a parlare di Russia, fascismo o razzismo è un problema». Poi ha ribadito la posizione del centrodestra sul reddito di cittadinanza: «Vogliamo lasciarlo a chi non può lavorare, ma riteniamo che chi rifiuta un impiego debba perdere qualsiasi diritto, e trasformare quei soldi in voucher per imprese che creano occupazione mi sembra un'idea intelligente».
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Il ritorno al ministero dell'Interno? «Se gli italiani vorranno, da Palazzo Chigi ogni tanto telefonerò a chi starà al Viminale...». Salvini ha annunciato che probabilmente chiuderà la campagna elettorale in Sicilia. Di certo il 16 settembre sarà a Palermo per il processo OpenArms. In serata, ad Arona, nel Novarese, oltre a segnare le differenze con la sinistra sulla droga, è tornato sulle bollette: «Non capisco perché il governo non abbia ancora fatto un decreto». Intanto la Lega ha presentato al Senato il ddl Salvini sulle baby gang con l'obiettivo di «fermare la propaganda audiovideo sui social delle violenze, lavori socialmente utili, pene più severe, processo minorile certo e senza meccanismi premiali per reati commessi da gruppi di 3 o più minori, sanzioni fino a 1.000 euro e sospensione del beneficio del reddito di cittadinanza o dell'assegno unico familiare per il mancato rispetto dell'obbligo dei genitori di provvedere all'istruzione obbligatoria dei figli».