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Luciana Lamorgese, il record è ufficiale: ecco le cifre degli sbarchi nel 2022

Alessandro Gonzato
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Italia, inizio estate 2022, succede tutto in poche ore, le stesse in cui il numero di migranti sbarcati sulle nostre coste diventa più del quadruplo rispetto a quello del 2020: 26.652 contro 6.614 (periodo di riferimento primo gennaio-27 giugno), nuovo record del ministro dell'Interno Luciana Lamorgese

Veniamo ai fatti. Nel Foggiano un immigrato è morto carbonizzato nella baraccopoli dove stava dormendo; a Napoli un centinaio di nigeriani hanno assalito una pattuglia di vigili; decine di arresti e 453 indagati da parte della procura di Bari per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e produzione di documenti falsi; un tunisino a Caltanissetta, tentando di scappare da un centro d'accoglienza, è caduto dalla recinzione, si è distrutto la faccia, è stato caricato in ambulanza e durante il tragitto per l'ospedaleha picchiato i sanitari e si è buttato da un viadotto rischiandodirimanerci secco, recuperato poi dall'elisoccorso; svariate navi delle Ong (almeno quattro) stanno premendo al largo della Sicilia per sbarcare altri 500extracomunitari. Tutto questo mentre a Ceuta a Melilla, le due exclave spagnole in Marocco, sta succedendo di tutto - morti e feriti, almeno 37 i decessi - tra tentativi di entrare clandestinamente in Europa e respingimenti della polizia. Anche ieri. Il dramma dell'immigrazione divampa dentro e fuori confine, e gli italiani si sentono di nuovo minacciati da quella che ormai è diventata una marcia inarrestabile.

 

 

MINISTRO IN PAUSA - Il Sud è una polveriera, e cosa fa la Lamorgese? Se la prende comoda, almeno fino al 12 luglio, quando a Foggia parteciperà a «una assise straordinaria per parlare dello sviluppo della Capitanata», zona affollata di migranti e braccianti; così ha annunciato il presidente Dem del Consiglio regionale pugliese, Loredana Capone, il cui governatore di centrosinistra Michele Emiliano, ieri, dopo la morte dell'immigrato nella baraccopoli, ha dichiarato che «bisogna superare definitivamente la prospettiva dei ghetti» e ha chiesto «al governo centrale» di non lasciarlo solo. Quante volte l'abbiamo sentita? Il poveretto si chiamava Yusupha Joof, aveva 35 anni, veniva dal Gambia ed è crepato nel ghetto di Rignano Garganico, in località Torretta Antonacci, tra Foggia e San Severo: all'alba il suo alloggio di fortuna è stato divorato dalle fiamme, colpa di un cortocircuito partito da uno dei tanti allacci abusivi alla corrente elettrica o di un fornelletto. Nell'insediamento vivono decine di braccianti stranieri e in passato la Direzione distrettuale antimafia di Bari aveva segnalato possibili infiltrazioni criminali.

Dicevamo delle barche delle Ong, che si trovano tra le acque di Lampedusa e Gela: sulla Sea Watch 4 ci sono 304 migranti (alcuni si sono buttati in acqua per essere recuperati da una vedetta della Guardia di Finanza, altri sono stati evacuati per «motivi medici»), sulla Ocean Viking 90, 59 sulla Louise Michel e 19 sulla barca a vela Nadir.

 

«Chiedono un porto sicuro. Negandolo, le autorità italiane violano il diritto internazionale e la dignità delle persone», ripetono i capi delle Organizzazioni. A Roccella Ionica, in Calabria, in un'ora un doppio sbarco: 108 i nordafricani arrivati. In Spagna il caos è già diventato violenza. Madrid ha ricordato il proprio «impegno» nelle «politiche di inclusione dei migranti» e che lo Stato «lavora per proteggere l'integrità della Stato», dopo che la frontiera col Marocco è stata oggetto di «un'aggressione».

LA NATO SI SMARCA - I video, scioccanti, stanno facendo il giro del mondo e mostrano uno scenario inquietante tra Ceuta e Melilla: le autorità temono che sia solo l'inizio di un'escalation, cercano di correre ai ripari, ma 48 ore dopo le dichiarazioni rassicuranti del presidente del Consiglio europeo Charles Michel secondo cui la Spagna deve difendersi dall'invasione, sono arrivate quelle del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg il quale ha affermato che in caso di attacco esterno l'Alleanza non si impegnerà nella difesa automatica delle exclave. Stoltenberg ha spiegato che l'intervento dovrebbe essere preceduto da una «decisione politica» di tutti i componenti della Nato, e quindi non rientrerebbe nei casi previsti dall'articolo 5 del trattato.

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