Ucraina, la "guerra" sui profughi tra Palazzo Chigi e governatori. Il silenzio molto sospetto di Draghi
Sull'accoglienza degli ucraini in fuga dall'invasione russa la macchina della solidarietà italiana è già partita. Se le proiezioni arrivano a stimare 700mila arrivi, il parziale parla di quasi 40mila profughi (quasi tutti donne e minori) che hanno già trovato rifugio dentro i nostri confini. Un'accoglienza che, sia dal punto di vista sanitario che logistico, sarà coordinata dalle Regioni e assorbita dai comuni: qui, da Nord a Sud, amministrazioni di centrodestra e di centrosinistra, sono tutti con le braccia aperte nei confronti di chi scappa dalla guerra innescata da Putin. Ma al netto delle buone intenzioni (con tanti privati cittadini in prima linea) e di una prima risposta «efficace» - come ha sottolineato ieri il sottosegretario alla Salute Costa a proposito di vaccinazioni, non solo anti-Covid, per i rifugiati - la preoccupazione dei presidenti di Regione: chi pagherà i costi di questo lunga emergenza umanitaria? Gli enti locali infatti sono chiamati ad affrontare l'ennesimo impegno gravoso, imprevisto e dalle proporzioni imponenti: a maggior ragione davanti a una congiuntura monstre, con il caro energia e gli aumenti di carburante e generi alimentari a turbare i bilanci delle famiglie. Per accogliere come si deve i migranti ucraini - ai quali sarà concessa la protezione temporanea (frutto della direttiva europea 55/2021) - servono infatti mezzi e risorse. E qui, davanti alla prima cifra erogata col decreto-emergenza (10 milioni di euro: ne dovranno inevitabilmente seguire altri), più di un malumore fra i governatori è emerso ieri nei confronti di Palazzo Chigi.
SERVIRÀ L'ESERCITO - A partire dal più diplomatico, anche per il ruolo di presidente della Conferenza delle Regioni: Massimiliano Fedriga. «In caso di necessità è chiaro servirà un supporto del governo, immagino con l'esercito a sostegno anche della sanità». Il Friuli Venezia Giulia, infatti, è uno dei primi approdi per chi giunge dall'Est Europa: «Non si può pensare che questa attività sia sulle spalle di una sola Regione». Il problema, per Fedriga, non è solo di mezzi ma anche di fondi. A partire da quelli riguardanti la struttura commissariale legata all'emergenza Ucraina: «Servono risorse maggiori rispetto a quelle stanziate». A chiedere esplicitamente un investimento dell'esecutivo sulla questione è stata la Regione Lombardia. Attilio Fontana ha affrontato l'argomento proprio nel corso della riunione con il Capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, e con gli altri commissari regionali per l'emergenza Ucraina: «Occorre che il governo definisca con chiarezza il quadro all'interno del quale le Regioni devono operare e corrisponda al contempo anche le risorse per coprire i costi degli interventi». Oltre al perimetro e ai fondi aggiuntivi, per il governatore lombardo è necessario istituire un programma, «senza improvvisazione». Bene, dunque, «la rete spontanea di aiuti» delle tante famiglie ucraine in Italia ma senza un quadro stabilito, «in caso di un numero sempre più crescente di profughi in arrivo, ciò rischia di mandare in crash il sistema».
Un punto definito sulle procedure e i costi è stato chiesto pure dal presidente della Liguria Giovanni Toti. «È chiaro che a carico delle Regioni resta la prima accoglienza, per circa una settimana». La richiesta alla Protezione civile è sapere, però, come procedere dopo la fine dell'emergenza Covid «con l'attivazione di ulteriori strutture di accoglienza temporanea. Aspettiamo indicazioni, oltre che la copertura dei costi». A proposito del sostegno necessario al volontariato e alla struttura commissariale è stato Stefano Bonaccini, governatore del Pd, a lanciare un appello: «Credo che il governo debba mettere delle risorse per le famiglie che accolgono perché stanno facendo il massimo possibile». Da scongiurare, per il presidente dell'Emilia-Romagna, è il ricorso «alle tendopoli della Protezione civile», pronta comunque a fare il suo se l'emergenza dovesse lievitare. A mettere le mani avanti infine, ricordando il "precedente" con Palazzo Chigi, è stato Vincenzo De Luca: «Il governo deve garantire rispetto ai costi in più che avremo per l'accoglienza dei profughi». Il governatore campano, però, è più che scettico su questo "dovere": «Questa cosa l'abbiamo sperimentato durante il Covid: ci hanno rimborsato solo 1/3 dei costi». Da parte sua De Luca è pronto - come è avvenuto durante la crisi pandemica - a non risparmiare fiato sulle competenze e le responsabilità: «Della situazione sanitaria è responsabile la Regione, dell'accoglienza si occupano le prefetture, quindi dal Viminale. Dico questo perché la scorsa settimana abbiamo accolto profughi in una struttura sanitaria, ma non c'erano problemi di Covid. Non si può scaricare tutto sulle Regioni, non va bene».