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Foibe diverse dalla Shoah, ma i migranti no. A sinistra, lo sfregio alle vittime dei comunisti nel nome delle Ong

Daniele Dell'Orco
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Le tragedie che riempiono la storia dell'umanità hanno un solo minimo comune denominatore: il dolore. Qualsiasi altro accenno comparativo può generare pericolosi, e ulteriori, turbini d'odio. Ma la furia con cui dal mondo progressista si è reagito alla circolare inviata dal Ministero dell'Istruzione e firmata da Stefano Versari, Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione, ai dirigenti e ai coordinatori didattici delle istituzioni scolastiche in occasione del Giorno del Ricordo, è solo l'ennesimo esempio di quanto ogni ragione sia buona ad alcuni per scatenare l'odio ideologico antitaliano. La circolare che nelle intenzioni del Ministero voleva essere un documento contro tutte le discriminazioni, contiene un passo "incriminato", quello cioè che recita testualmente: «Il Giorno del Ricordo e la conoscenza di quanto accaduto possono aiutare a comprendere che, in quel caso, la "categoria" umana che si voleva piegare e culturalmente nullificare era quella italiana. Poco tempo prima era accaduto, su scala europea, alla "categoria" degli ebrei». Il riferimento alla Shoah ha mandato su tutte le furie l'Anpi, che ha chiesto spiegazioni al Ministro Patrizio Bianchi (che si è smarcato: «Ogni dramma ha la sua specificità»), ma pure l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che ha definito "sconcertante" la missiva ed ha espresso il pericolo di "cadere in grossolane mistificazioni", e, infine, la totalità del mondo politico di sinistra.

ESEMPI DIVERSI - Il capogruppo di Leu alla Camera, Federico Fornaro, che ha definito la circolare «un obbrobrio storiografico e didattico». Per il M5S, invece, la circolare «induce in errore ed è frutto di evidente mancanza di conoscenza storica». Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra italiana, ha evidenziato che «ogni anno si ripete il solito copione della destra di questo Paese di equiparare questo massacro all'unicità della tragedia della Shoah». Emanuele Fiano, deputato del Pd, ha aggiunto: «È grave che un simile grave errore storico sia portato avanti proprio dal ministero dell'Istruzione». Sebbene la circolare del Ministero abbia, magari con troppa leggerezza, utilizzato esempi piuttosto diversi tra loro per veicolare un messaggio comunque di stigmatizzazione dell'odio interculturale, interetnico ed interreligioso in ogni sua forma, oltre al dramma dell'Olocausto nel testo si leggono riferimenti al genocidio degli armeni e al massacro di Srebrenica (forse il più calzante parallelo con le persecuzioni al Confine Orientale). È palese, dunque, che non ci fosse alcun intento di "equiparare" foibe e Shoah. Uno schema, al contrario, a cui spesso fanno ricorso a sproposito proprio esponenti del mondo progressista quando si citano le morti dei migranti nel Mediterraneo come un "nuovo Olocausto".

LE DICHIARAZIONI - Lo ha fatto in tempi non sospetti la portavoce della ONG Sea Watch, Giorgia Linardi (marzo 2019: «Ci stiamo macchiando di crimini pazzeschi, a livello dell'Olocausto. Forse peggio»), lo ha fatto l'arcivescono di Palermo Corrado Lorefice («Il corpo dei nostri fratelli che muoiono tentando di raggiungere l'Europa, proprio nei giorni in cui questa Europa celebra la Giornata della Memoria, ci urla con quanta facilità la storia rischi di ripetersi»), lo ha fatto il sindaco di centrosinistra di Padova Sergio Giordani («C'è un'agghiacciante similitudine in quello che è accaduto allora e nelle vicende che oggi vedono morire nel Mediterraneo migliaia di persone»). Senza che nessuno si sia mai sognato di alzare un polverone del genere. Di più. L'accostamento l'ha utilizzato persino la senatrice a vita Liliana Segre, ben più titolata di chiunque altro per poter parlare della tragedia dell'Olocausto, quando, sempre in occasione di una recente Giornata della Memoria, disse: «Vedere altri che vengono respinti mi fa venire in mente quando, con la mano in quella di mio padre, nella notte e nella neve tentammo di attraversare la frontiera con la meravigliosa Svizzera che ci respinse e ci riconsegno all'Italia». Proprio per evitare di incorrere in un paragone poco appropriato, tuttavia, la Segre ebbe la delicatezza di fare una premessa davvero preziosa: «Quando vengono compiute violenze, ci sono sempre modalità analoghe». Violenze. Come quelle subìte dai nostri connazionali istriani e giuliano-dalmati. Violenze di matrice puramente etnica perpetrate ai danni di innocenti, che non rendono il fenomeno storico succedaneo a nessun altro, ma il dolore certamente sì.

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