Milano, 19enne aggredita in Piazza Duomo da 30 uomini: molestie sessuali, chi c'era nel branco
A pochi passi da Palazzo Marino, la sede del Comune di Milano, dove si espongono striscioni contro la violenza di genere, una trentina di uomini la notte di Capodanno si incitavano a vicenda allo scopo di compiere un taharrush jamai, una molestia collettiva. Lo definisce così lo slang arabo, lingua madre dei protagonisti della serata, come emerge dal video diffuso ieri per identificarli e accusarli con lo strumento giuridico del "codice rosso" che tutela le donne da maltrattamenti e stupri, anche solo tentati.
Questa volta, grazie all'intervento della polizia, che presidiava il centro della metropoli lombarda, i membri del gruppo si sono dispersi tra la folla festante. Anche se per ora restano a piede libero. Potrebbero colpire di nuovo, come a San Silvestro, quando in un attimo hanno individuato il bersaglio: una giovane dai capelli neri, che indossa un piumino rosso. È isolata, indifesa. Il branco non si fa sfuggire la preda. La circondano, le mettono le mani dappertutto, cercano di strapparle il maglione. Lei tenta di prendere tempo, grida in cerca d'aiuto offre la borsetta, con il cellulare, i soldi, i documenti. Così però li eccita ancora di più, come se fosse legata al totem. Sono pronti a divorarsela, sennonché arrivano le forze dell'ordine a interrompere il rito tribale che sta per consumarsi di fronte alle vetrine di un MacDonald's.
La accompagnano fino all'ospedale Mangiagalli, lì nei pressi. È il punto nascite storico di Milano, ma negli ultimi anni si è specializzato in assistenza sanitaria e medico-legale, psicologica e sociale per chi deve elaborare un trauma dovuto ad abusi. Anche questa trasformazione è il segno di una cultura che avanza ormai anche in Italia e alla ricerca del capro espiatorio, la donna, da sacrificare. Usi e costumi diffusi in Europa, di pari passo e come conseguenza dell'introduzione del velo islamico, arrivano anche da noi, sebbene sia trascorso qualche anno dalle centinaia di denunce di stupro presentate in Germania dopo il Capodanno 2016 in cui le bionde tedesche furono costrette a offrirsi come bottino ai musulmani. Stavolta invece la vittima dell'attacco in Galleria Vittorio Emanuele, forse una 19enne, probabilmente è straniera, visto che risponde in inglese alla notizia pubblicata da "Milanobelladadio": «Mi hanno aggredita e messa in ginocchio, mi hanno portato via la borsa e ora ho una caviglia così malandata da non riuscire a camminare».
Non è bastato a farla rassegnare: «Potete farmi vedere il video, per favore, per verificare se davvero sono io e non un'altra persona?». Sul canale Telegram @milanobelladadio, da ieri, compaiono gli ingrandimenti dei volti dei barbari, tratti dai fermo immagine di quella sequenza di cinquanta orribili secondi. Forse si riuscirà a beccarne qualcuno. Va detto che in zona, sotto la Madonnina, potevano esserci numerose "terrazze paradiso", dove gli abusi di giovani più o meno consenzienti sono all'ordine del giorno e della notte. L'uno non giustifica l'altro. Insieme indicano la profondità dell'abisso in cui è precipitata la civiltà.