Immigrazione, il Nord vuole più immigrati? Certo, basta che lavorino: la panzana del razzismo
"Mancano gli operai nelle fabbriche del Nord. E così anche i leghisti vogliono più permessi lavoro per i migranti". Sono le prime righe di un articolo uscito ieri in prima pagina sul Corriere della Sera. Il riferimento è al decreto flussi, che determina il numero di ingressi dall'estero, fissato a quota 70mila, il doppio rispetto allo scorso anno. Pochi per gli imprenditori simpatizzanti del Carroccio, fanno notare i giornalisti Buccini e Fubini, sottolineando nell'articolo questa apparente contraddizione. In realtà la contraddizione non esiste, non è mai esistita. Un conto è combattere l'immigrazione clandestina, disordinata, pericolosa (numerosi i terroristi o i delinquenti approdati nel nostro Paese via barcone), come fa Matteo Salvini. Un altro è aprire le porte a stranieri disponibili subito a lavorare. Non solo le fabbriche hanno necessità di manodopera, anche l'agricoltura ha fame di lavoratori disponibili - per un tempo determinato - a raccogliere frutta e verdura, mandando così avanti il made in Italy.
E la richiesta di avere lavoratori dall'estero è costante negli anni, anche quando la Lega raggiunse il 34% alle Europee. Quando 18 mesi fa l'allora ministra Bellanova piangendo propose una sanatoria per gli irregolari presenti nel nostro territorio, con lo scopo di dare loro un futuro lavorativo, in realtà aveva fatto un danno alle aziende, visto che loro non vogliono assumere - com' è giusto che sia - migranti a caso, bensì migranti professionisti o aspiranti tali. Inoltre va spiegato che proprio al Nord, leghista e in teoria poco accogliente, centinaia di migliaia di imprenditori non sono nati in Italia, così come hanno messo su casa e famiglia milioni di lavoratori dipendenti stranieri. Non si capisce dunque questo meravigliarsi nello scoprire che gli industriali del Nord vorrebbero dare lavoro a ben più dei 70mila lavoratori, previsti nell'ultimo decreto flussi.
Bisognerebbe invece meravigliarsi nel vedere che la quota fissata per i nuovi ingressi regolari è ormai uguale a quella degli ingressi non voluti, indesiderati, arrivati via mare senza chiedere permesso a nessuno. Purtroppo la sinistra ha monopolizzato il tema immigrazione, a danno degli stessi immigrati, poiché si batte per aprire i porti, non le porte delle fabbriche o delle aziende agricole ai lavoratori stranieri. Ed etichettare sempre come razzista la Lega significa, a distanza di 30 anni dal suo debutto nella scena politica, non aver capito l'elettorato leghista, che non è quella rappresentato dai mass media progressisti come xenofobo e retrogrado. Al contrario, proprio dove c'è il Carroccio che guida un'amministrazione, vedi Lombardia o Veneto, c'è il maggior numero di insediamenti stranieri, di tutte le etnie. Sono stupidi gli stranieri che scelgono di stabilirsi in un posto descritto come non accogliente, o sono ignoranti quelli che ritengono il Nord razzista?