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Virtus Verona, lo scandalo della "squadra dei migranti". Presidente indagato, un clamoroso sospetto

Alessandro Gonzato
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Da modello d'accoglienza strombazzato dalla sinistra a una presunta truffa da oltre 12 milioni nella gestione degli immigrati. La Virtus Verona, società che milita nel campionato di calcio di Serie C bandiere con falce e martello e striscioni col volto di Che Guevara sugli spalti - è attivissima sul fronte profughi, di cui si occupa prevalentemente un'associazione-satellite. Gli viene dato alloggio, puliscono gli spogliatoi, fanno un po' di tutto. Qualcuno è stato persino tesserato per giocare in prima squadra. Della Virtus, i progressisti, non facevano che dire un gran bene. Chi dubitava era razzista.

Il sequestro preventivo di ieri effettuato dalla Guardia di Finanza qualche dubbio lo fa venire. 12 milioni 242 mila euro, dicevamo, frutto - secondo la procura - soprattutto di irregolarità rilevate in fase di rendicontazione delle spese relative «al servizio d'accoglienza e assistenza ai cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale in provincia di Verona nel 2016, 2017 Nel mirino la e 2018, in merito alla gestione di oltre 700 migranti». A fronte del requisito di avere tra i propri fini istituzionali quello di «operare in un settore di intervento pertinente con i servizi di assistenza alla persona, di accoglienza e di integrazione», i finanzieri hanno riscontrato che l'oggetto sociale dichiarato alla Camera di commercio era diverso, ossia «esercizio di attività sportive e attività ad esse connesse o strumentali», e che sarebbe stato ampliato successivamente per poter accedere ai bandi indetti dalla prefettura.

 

 

Contestazioni anche sull'idoneità delle strutture adibite all'accoglienza. Il prefetto, Donato Cafagna, ha avviato la revoca dell'appalto. Il rappresentante legale, Luigi "Gigi" Fresco, presidente della Virtus e allenatore, è indagato per truffa aggravata nei confronti di un ente pubblico (la prefettura), falsità ideologica in atto pubblico e turbata libertà degli incanti. Dice che ha agito «in modo trasparente». «I 12 milioni non sono il guadagno della società, ma le spese». Sul sito della Virtus una nota: «L'oggetto dell'indagine riguarda una società diversa che opera in maniera autonoma rispetto alla componente calcistica». Fresco si è candidato a Verona più volte con liste di centrosinistra: il suo motto era: «Se non voti Gigi stai fresco».

 

 

La società coinvolta, stando alla procura, avrebbe attestato di essersi impegnata nell'inserimento sociale degli immigrati fin dall'89, quando invece sarebbe stata costituita nel 2000. Senatori e deputati veronesi della Lega (Tosato, Zuliani, Paternoster, Comencini, Turri, Valbusa) sono andati giù duro: «Ancora una dimostrazione che dietro all'immigrazione clandestina c'è un sistema parallelo. Si faccia pulizia». Deciso anche il deputato veronese di Fdi Ciro Maschio: «Da anni denunciamo il business dei migranti, per questo ci preoccupa la politica degli sbarchi del ministro Lamorgese. Ci aspettiamo una presa di posizione durissima della sinistra (e di chi ha sostenuto Fresco in questi anni) sempre pronta a moralizzare. O forse l'esportazione del "modello Riace" gli sta bene?». Il sindaco Federico Sboarina (Fdi) ha dichiarato che se «il reato verrà confermato siamo a un odioso spreco di denaro». Da mesi, intanto, alcuni calciatori della Virtus Verona sono indagati per stupro di gruppo. Ma questa è un'altra storia.

 

 

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