Luciana Lamorgese, perché è il "punto debole di Mario Draghi": sbarchi e Green Pass, il caos è totale
Il ministro dell'Interno è alle prese con due problemi, il ritorno in grande stile dell'immigrazione clandestina e l'entrata in vigore del passaporto verde. Il primo è legato alla ripresa degli sbarchi di profughi sulle coste siciliane, che non si riescono ad arginare; il secondo è dovuto alla difficoltà di controllare che chi entra nei luoghi dove è richiesto il green pass ne abbia uno regolare green pass e non ne mostri uno taroccato o quello di un altro. Per entrambe le questioni la titolare del Viminale ha la risposta sbagliata, una soluzione che, anziché risolvere l'emergenza, la amplifica. Quanto agli sbarchi, Lamorgese ha dichiarato che «sono autonomi, e pertanto non possiamo fermarli»; d'altronde, spiega illuminante la signora, «il contrasto all'immigrazione via mare è molto diverso da quello via terra». La ministra esibisce grande flemma, dovuta al fatto che, a differenza del suo predecessore, Salvini, non ritiene che gli sbarchi siano un'emergenza: «Lo sarebbe» argomenta, «se i migranti rimanessero tutti in Sicilia, ma siccome dopo la quarantena vengono distribuiti sull'intero territorio», non c'è nessun allarme. Ecco finalmente spiegato perché il ministero non muove un dito contro gli scafisti: ritiene che i profughi non siano una questione prioritaria e comunque, non sapendo come fermarli, alza le braccia e si volta dall'altra parte.
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STILE BOLDRINI
Anche il problema della cittadinanza, per l'inquilina del Viminale, è di facile soluzione. Basta riconoscerla a chiunque, attraverso l'introduzione dello ius soli, per rendere italiani i figli degli stranieri fin dalla nascita e non dopo il compimento del ciclo di studi, come è oggi, perché il «tema non può porsi solo quando un atleta di origine straniera vince una medaglia». Insomma, quando c'è un guaio che non sa sbrogliare, la ministra, in stile Boldrini, la battezza risorsa e la rogna è risolta. Quanto al green pass, Lamorgese, con una frase lo rende al contempo inefficace e aggirabile, disinnescando in un attimo le argomentazioni di chi accusa il documento di essere liberticida perché esclude l'accesso a ristoranti, palestre e stadi a chi non si è vaccinato. «È importante rispettare le regole, sono fiduciosa», premette prima di far sapere che «non si può pensare che sia la polizia a fare i controlli sul passaporto verde, perché significherebbe distogliere gli agenti dal loro compito prioritario, che è garantire la sicurezza». Se proprio vogliono, siano i vigili a occuparsene, anche perché i gestori dei locali «possono chiedere il green pass, ma non il documento di identità», visto che non sono pubblici ufficiali. Insomma, qualsiasi ragazzo può andare al pub con il passaporto verde del nonno e, se poi arrivano i vigili e lo scoprono, la multa la pagherà anche chi, non potendo farlo, non lo ha controllato. Affermazione inquietante, tanto che si incarica perfino il Viminale di smentire la sua titolare, facendo sapere che «le forze di polizia sono pienamente impegnate per garantire il rispetto delle regole e le verifiche del caso sul green pass».
TROPPI ERRORI
Queste perle di saggezza la ministra le ha dispensate a Torino, dove era in visita per presiedere la riunione sul comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza. A chi le faceva notare che nel territorio sono aumentate le truffe informatiche, la signora ha replicato che non c'è nulla di cui stupirsi visto che «il periodo di particolari costrizioni e limitazioni che tutti hanno vissuto ha aumentato l'uso del computer», e quindi i reati a esso annessi. Elementare Watson. Quanto alla caccia ai colpevoli, Lamorgese è un poliziotto, e infatti più di Sherlock Holmes ricorda il comico e impacciato commissario Lestrade. Quando ha fatto il governo dei migliori, Draghi ha potuto scegliere la propria squadra economica, non poteva non sostituire il Guardasigilli Bonafede, mentore, pretoriano e braccio armato dell'ex premier Conte, e poi ha dovuto, ha ritenuto, o è stato indotto a confermare alcuni ministri giallorossi, come Speranza e Lamorgese. Entrambi sembrano non aver capito che a Palazzo Chigi e nella maggioranza è cambiato qualcosa e vanno avanti seguendo il copione di un anno fa. Proprio per questo, sono i punti deboli dell'esecutivo. La titolare del Viminale è nel pallone. Se rinunciare al tentativo di fermare l'arrivo dei clandestini può essere spacciata per una scelta politica, che presa da un tecnico comunque stona, alzare bandiera bianca al terzo giorno di green pass legittima i cittadini che la subiscono e i partiti che la sorreggono a chiedersi cosa ci faccia la signora dove sta ora e come intende l'adempimento del suo ministero.