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Ocean Viking, invasione e contagio: ecco quanti dei 548 immigrati sbarcati sono positivi al coronavirus

Mario Dergani
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Più del 5% dei 548 migranti sbarcati ieri al porto di Pozzallo sono risultati positivi al Covid-19. In tutto 30 casi di contagio all'esito dei tamponi rapidi effettuati fra le persone a bordo della Ocean Viking, e tracciate secondo le procedure sanitarie. I profughi, al termine delle procedure di identificazione di polizia, sono trasferiti sulla nave quarantena Gnv Azzurra già attraccata in banchina. Le operazioni sono ostacolate dall'inagibilità del padiglione centrale, distrutto il 18 luglio un gruppo di migranti trasferiti da Lampedusa, che hanno dato fuoco a materassi, impianti e suppellettili rendendo inservibile una parte della struttura.

 

 

L'EUROPA COMPLICE
Al presidente della Regione Sicilia, per non arrendersi, non resta che lanciare l'ennesimo allarme sul «mix pericoloso tra numeri crescenti degli emigranti, situazione epidemiologica regionale e la prognosi di crescita di entrambe le situazioni nelle settimane più calde per il turismo e per l'economia siciliana». Di fronte agli «hotspot al collasso» e alle «persone ammassate l'una sull'altra», che rappresentano «l'immagine forte di un'accoglienza finta che non rispetta la dignità dell'uomo», il governatore invoca «un gesto forte che ci consenta di adottare misure di compensazione finalmente adeguate e che dia un messaggio chiaro a chi, a Bruxelles, fa di tutto per non assumersi chiare responsabilità. Una cosa è certa: così non si può andare avanti e io non farò finta di nulla». Chi dovrebbe garantire la sorveglianza dei confini marittimi affinché la pandemia non sfugga al controllo, fa orecchie da mercante, ma intanto «la Sicilia continua a essere presa d'assalto dagli sbarchi» e «le politiche nazionali non riescono a bloccare questo criminale commercio di carne umana», nonostante «i viaggi dei ministri degli Esteri e dell'Interno sull'altra sponda del Mediterraneo», che «non stanno raggiungendo gli obiettivi sperati».

In pratica, perfino i governi di Libia e Tunisia si fanno beffe dell'Italia, prendendo esempio da quelli comunitari, che utilizzano l'invasione dei Paesi rivieraschi come una valvola per rifornirsi, quando serve, di manodopera a basso costo. Ecco perché «l'Europa guarda complice e silente», denuncia Musumeci, che lancia un appello «al presidente Draghi: serve un segnale forte e ormai può venire solo da lui. Faccia quello che non ha voluto fare chi l'ha preceduto e dichiari lo stato di emergenza per gli sbarchi». Servirebbe anche per varare un provvedimento d'urgenza, che consentisse almeno di offrire la somministrazione del vaccino e a fornire il green pass a chi sbarca privo di protezione sanitaria. Al confine con il Messico, l'amministrazione statunitense se ne fa carico sia per coloro che sono destinati all'espulsione che per quelli che hanno più probabilità di passare il vaglio delle autorità di frontiera. Non è certo un'ipotesi che sarebbe accolta favorevolmente da tutte le forze politiche in Italia, per il timore di trasformare in prospettiva la Penisola in un hub vaccinale dove finirebbero per affluire tutti coloro che non riescono a farsi iniettare l'antidoto in patria. Del resto, l'Africa, continente abitato da un miliardo e mezzo di persone e da cui proviene la maggior parte di chi attraversa il Mediterraneo, non ha immunizzato più dell'1% della propria popolazione.

 

 

UNA BOMBA SANITARIA
Nell'attesa, come rileva dall'opposizione il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida, ci si trova alle prese con «una situazione che può rappresentare una vera e propria bomba sanitaria pronta a esplodere, mettendo in pericolo la cittadinanza ed esponendo a rischi enormi i nostri uomini e le nostre donne indivisa. Serve un blocco navale immediato per non vanificare i sacrifici degli italiani. Fratelli d'Italia lo chiede a gran voce da tempo ed ora la nostra richiesta non può più essere ignorata».

 

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