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Marcinelle, ecco perché quei morti non possono essere una scusa per spalancare i porti

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Era l'8 agosto del 1956 quando 262 uomini (tra loro 136 italiani) morirono nella miniera di carbone Bois du Cazier di Marcinelle, in Belgio. Ieri, nel sessantacinquesimo anniversario della tragedia, molti politici hanno voluto ricordare quei nostri connazionali che hanno perso la vita lavorando. E alla fine, inevitabile, è arrivata anche qualche polemica... «A distanza di sessantacinque anni», ha scritto in mattinata su Facebook il presidente della Camera Roberto Fico, «il ricordo di quanto accadde a Marcinelle contribuisce non soltanto a rievocare una difficile esperienza collettiva che appartiene alla memoria di tutta la Nazione, ma anche a recuperare un tassello fondamentale della nostra identità, della nostra storia di migranti troppo spesso dimenticata».

 

IL MINISTRO
Poi, su Twitter, si è fatto sentire anche il sottosegretario agli Affari Ue Enzo Amendola: «Non dimenticare mai il loro dolore e la nostra storia di emigrazione e fatica». E non poteva mancare, tra gli altri, il ministro del Lavoro, Andrea Orlando: «Il lavoro deve essere luogo di diritti e dignità. Nessuna di queste cose può esistere senza sicurezza. Controlli, prevenzione, informazione, responsabilizzazione delle imprese al centro della nostra azione per garantire la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori. È questo il modo migliorare per onorare la memoria di quei minatori che 65 anni fa persero la vita a Marcinelle e che ci ricordano un pezzo importante della nostra storia, quando eravamo noi italiani a essere migranti, alla ricerca di condizioni di vita e lavoro migliori».

 

CONFRONTI
Insomma, il concetto è più o meno simile. Ma i richiami a "quando eravamo noi a migrare" non sono piaciuti alla leader di Fdi Giorgia Meloni. Che, sui social, si è sfogata: «Nell'anniversario del disastro di Marcinelle, dove persero la vita in miniera 136 italiani, ricordiamo i nostri connazionali caduti in Belgio cercando un futuro migliore. Ancora oggi qualcuno ha il coraggio di paragonare quegli italiani, emigrati per migliorare la loro condizione e quella della Nazione che li ospitava, a chi sbarca illegalmente ogni giorno in Italia pretendendo solo diritti (col benestare e il supporto di una certa sinistra). Noi continuiamo a rendere onore a quelle vittime, simbolo del sacrificio dei lavoratori italiani nel mondo». Insomma, Marcinelle non può essere una scusa per spalancare i porti...

 

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