Enrico Letta fa la guerra a Mario Draghi sui migranti: "Libia, lasciamo fare all'Europa". E Salvini che fa?
Enrico Letta promette battaglia a Mario Draghi sul rifinanziamento delle missioni internazionali. Il segretario del Partito democratico ha già avvisato il premier: la condizione del dem per approvare la delibera del governo per sciogliere il nodo Libia, è che l'addestramento e il supporto alla guardia costiera siano affidati alla Ue dal prossimo anno. I tempi però stringono. Il voto sulle missioni internazionali è previsto in aula già domani 15 luglio. Così Letta ha intenzione di trasformare la sua proposta in un emendamento, sempre che durante la riunione di maggioranza su missioni e Libia non ottenesse il via libera di tutti i partiti.
Se non ci fosse un cambio di programma per il segretario del Pd sarebbe imbarazzante, visto che proprio lui fu il premier di Mare Nostrum, la missione di salvataggio in mare dei migranti. Eppure il muro nei confronti di Letta potrebbe crearsi all'interno dello stesso Pd, dove - ricorda Matteo Orfini - lo scorso anno 9 parlamentari del Pd si opposero. "Abbiamo visto le motovedette utilizzate per speronare i migranti e sparare ai pescatori italiani, a cos'altro ci tocca assistere? La cosiddetta guardia costiera libica compie sistematicamente atti criminali", è quanto vanno dicendo. E ancora, Riccardo Magi, deputato radicale: "Se c'è una violazioni dei diritti, non è che delegando alla Ue si risolve la situazione".
A fare loro eco anche Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana: "Proprio in queste ore si sta consumando un’altra tragedia nel Mediterraneo. E nei primi sei mesi di quest’anno, rispetto al 2020, è più che raddoppiato il numero di migranti e rifugiati morti durante il tentativo di raggiungere l’Europa via mare. Mentre le navi delle Ong sono bloccate con mille sotterfugi dal governo italiano. Questa è la realtà con cui la politica deve misurarsi, il resto sono oscene strumentalizzazioni di politici senza scrupoli da Salvini a Meloni". Insomma, Draghi dovrà fare i conti con l'ennesimo braccio di ferro tutto interno al governo.