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Saman Abbas a Quarto Grado, la denuncia contro il padre prima di sparire: "I miei documenti chiusi a chiave nell'armadio"
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Prima di sparire nel nulla Saman Abbas aveva capito tutto. La 18enne pakistana scomparsa da Novellara, in Reggio Emilia, temeva che i suoi familiari potessero ucciderla per via della sua opposizione a un matrimonio combinato nel suo Paese di origine. Secondo gli inquirenti, che non sono ancora riusciti a trovarla, sarebbe andata proprio così: la giovane sarebbe stata fatta fuori per via del suo progressivo allontanamento dai precetti dell'Islam. L'idea di Saman, prima del presunto omicidio, era quella di lasciare la sua famiglia e scappare via. Prima, però, pretendeva i suoi documenti.
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La 18enne, quindi, lasciò la comunità dove si trovava - a Bologna - dopo essere stata allontanata dai suoi genitori e andò nella sua casa a Novellara per recuperare i propri documenti. "In comunità mi sentivo come reclusa, non potevo condurre una vita normale e non potevo lavorare. Allora sono tornata a casa per recuperare i miei documenti": queste le parole della ragazza che emergono da una denuncia presentata il 22 aprile, come riportato da Quarto Grado su Rete 4. Saman ha raccontato che, una volta arrivata a casa, i genitori non l'avevano picchiata, ma erano comunque "molto arrabbiati".
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"I miei documenti erano nell'armadio di mio padre chiusi a chiave - si legge ancora nell'esposto della 18enne - Me li trattengono e per questo sono intenzionata a denunciarli". Intanto le indagini proseguono. L’unico cugino arrestato non ha ancora fornito elementi utili, mentre tutti gli altri sospettati, compresi i genitori della ragazza, sono fuggiti in Pakistan. L'ipotesi degli inquirenti è che la madre e il padre di Saman abbiano chiesto allo zio della ragazza di ucciderla. E lo zio avrebbe accettato, aiutato da due cugini. "Tutti abbiamo paura di mio zio, secondo me l’ha uccisa strangolandola", ha detto il fratello minore di Saman.
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