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Adani e il fisioterapista morto del Lecce, "vi dico io perché hanno giocato"

di L. P. martedì 29 aprile 2025

3' di lettura

Giocare nel giro di pochi giorni, nonostante la morte del proprio massaggiatore, Graziano Fiorita. Il Lecce, sconvolto, è stato costretto a farlo contro l’Atalanta, raccogliendo comunque un ottimo pari nella lotta salvezza. Il processo con il quale si è arrivati a giocare al Gewiss Stadium non è piaciuto però a Lele Adani, che non le ha mandate a dire: “Io credo che nel nostro calcio non ci siano morti di Serie A e morti di Serie B e l'occasione per dimostrarlo te la dà la vita e saper prendere delle scelte che possano rispettare la vita anche quando se ne va — le parole dell’ex centrocampista dell’Inter a ‘Viva El Futbol’ — Quello che secondo me abbiamo visto, per l'ennesima volta, quindi io parlo come ragazzo ed ex professionista che ha fatto parte della Lega Calcio, perché la Lega Calcio di Serie A rappresenta anche i calciatori, secondo me i calciatori. Di quelli che ci sono stati, ci sono e quelli che verranno”. 

La Lega non è dunque “solo di chi governa o di chi ha il potere per scegliere — le sue parole — Io come calciatore che potevo far parte dello spogliatoio del Lecce voglio esprimere tutta la mia solidarietà, il mio rispetto, e star vicino alla famiglia di Graziano, quella dentro le quattro mura ma soprattutto la famiglia del Lecce”. Adani ha raccontato le dinamiche che si vivono in uno spogliatoio e come un lutto del genere possa davvero toccare ogni persona che fa parte di un gruppo di lavoro simile: "Perché chi ha giocato a calcio, e voi avete giocato insieme a me, sapete come il fratello, il compagno, l'alleato, chi insieme a noi condivide un percorso non è solo quello che mette le scarpe coi tacchetti e spesso le persone indispensabili dello spogliatoio sono i fisioterapisti, i magazzinieri, i massaggiatori, i cuochi, i nutrizionisti, gli addetti stampa e tutte queste persone che formano la famiglia”, ha aggiunto. 

Il Lecce “si è alzato una mattina e non ha trovato più un suo fratello, allora perché non si riesce a mettersi nei panni di un gruppo che perde un fratello e gli viene imposto di giocare 48 ore dopo, quindi la domenica sera, davanti allo sgomento, l'indignazione, il dolore, calpestando i diritti, non rispettando la sofferenza e non dando la possibilità al Lecce stesso, eventualmente concordato con l'Atalanta, di trovare una soluzione in modo che questa squadra poteva tornare a casa — ha tuonato ancora Adani — Si potevano fare gli accertamenti, si poteva rispettare la famiglia, si poteva fare il funerale e scegliere un momento nel rispetto di quello che è accaduto. No, la Lega Serie A ha imposto la partita intimidendo il Lecce di uno 0-3 a tavolino, di un -1 di penalizzazione. Allora io devo riportare delle valutazioni, perché è stato detto che come uomini si esprime la vicinanza, però poi la Lega sente il dovere di spiegare le ragioni di una scelta che probabilmente sarebbe stata inopportuna, quella di rispettare e rinviare”.

Infine un commento sulla mancata possibilità di aver giocato mercoledì 30, perché si sarebbe dovuta rinviare Lecce-Napoli: “Io vi dico chi l'ha detto questa cosa qua — ha concluso Adani — Sapete perché non è stata fatta giocare mercoledì 30? Ve lo dico io il perché. Perché così non si sarebbero tutelate le grandi, perché se Lecce-Atalanta si gioca mercoledì si presuppone che il Lecce contro Napoli al sabato sia stanco, quindi si poteva lamentare l'Inter. Che se Lecce gioca stanco contro il Napoli l'Inter si sarebbe sentita penalizzata. La verità è che in questa scelta sono state tutelate le grandi squadre, la Lega non ha rispettato il Lecce, impedendogli eventualmente di giocare mercoledì, e per questo hanno intimato la penalizzazione se non giocavano ieri sera dopo due giorni".

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