Si dice "sconvolto", Marcell Jacobs. Ospite di Francesca Fagnani a Belve, su Rai 2, per la prima puntata della quinta attesissima stagione, il velocista azzurro leggendaria medaglia d'oro olimpica a Tokyo 2021 nei 100 metri e nella staffetta 4x100 commenta la clamorosa vicenda dello spionaggio di cui è stato vittima nei mesi scorsi. Il "mandante" del dossieraggio, volto anche a scoprire eventuali pratiche dopanti, era Giacomo Tortu, fratello e manager dell'altro velocista italiano compagno di squadra di Jacobs anche ai Giochi, Filippo Tortu.
Tortu senior, secondo l'inchiesta, avrebbe pagato una società di investigazione per spiare Jacobs accedendo alle sue analisi e ai suoi certificati del sangue, ma anche al suo cellulare. "Come ha vissuto questa violazione?", chiede la giornalista a Jacobs. "Sinceramente sono rimasto abbastanza male. Una notizia che mi ha un po' sconvolto perché non me lo sarei mai aspettato".
"Secondo lei cosa speravano di trovare?", prosegue Fagnani. "Nel momento in cui io ho vinto le Olimpiadi ho, tra virgolette, oscurato un po' quello che era il percorso che Filippo aveva fatto dal 2018. Pensavano che magari io utilizzassi doping...Il fatto che abbiano violato la mia privacy è stata la cosa che mi ha veramente dato più fastidio".
"Lei ha detto che tra lei e Filippo c'è sempre stata una rivalità che pensava si fermasse in pista" prosegue Fagnani. "Si vede che da chi lo gestiva non era solo quello - dice Jacobs -. Filippo, per come lo conosco e per come l'ho vissuto da Tokyo a oggi, non potrei mai pensare che lui fosse a conoscenza di questa cosa".
"Quindi se dovesse emergere che in qualche modo Filippo Tortu sapesse..." insiste Fagnani. "Sarebbe una bella batosta, personale e per tutta la squadra della staffetta" la risposta dell'atleta che poi confessa che non ha ancora avuto "l'occasione di vederlo" e che "sicuramente nel primo approccio ci sarà un po' di imbarazzo". "Ha licenziato il fratello?" gli chiede Fagnani. "Non penso. È il fratello..." risponde Jacobs, che dopo un lungo e significativo silenzio aggiunge: "Io l'avrei fatto".
Tra i temi dell'intervista, anche il rapporto con il padre texano: "Da piccolo mentivo a me stesso e anche agli altri, facendo credere che mio padre fosse un super eroe che amavo e ammiravo. Però dentro di me soffrivo. Alle elementari vedevo i disegni dei miei compagni che avevano una famiglia e io invece disegnavo solo mia madre. A 12 anni la prima volta che ho visto mio padre non ho provato niente. Era uno sconosciuto". Poi "prima delle Olimpiadi ho iniziato ad abbattere quel muro che avevo creato per ritrovare il rapporto con mio padre. È da lì che nasce il Marcell Jacobs che ha iniziato a vincere".