Non lo dirà mai ma Vincenzo Italiano si sta prendendo una gustosa rivincita con il suo Bologna quarto in classifica, finalista in Coppa Italia e già qualificato d’ufficio per la prossima Supercoppa. Una tripla rivincita: su chi lo considerava alternativa poco plausibile aThiago Motta, l’allenatore che, dopo averlo trascinato la squadra in Champions, mollò in tronco il club rossoblù per la Juve; su una Fiorentina che lo ha quasi cacciato dopo ruggini varie e rapporti tesi; infine su chi lo considera un perdente visto che, in due anni, ha sì trascinato i viola in tre finali - una di Coppa Italia contro l’Inter e due di Conference League contro West Ham e Olympiacos ma ha subìto l’onta di perderle tutte. Cattiverie gratuite per questo ex centrocampista di Verona, Chievo, Genoa e Padova, nato a Karlsruhe laddove i suoi genitori erano emigrati in cerca di un lavoro duro prima del ritorno in Sicilia, a Rivera, dove Vincenzo si è innamorato del pallone.
Ebbene questo allenatore che ha fatto ottime cose ovunque e in qualunque campionato sin dai primi tempi nell’Artigiano Valchiampo fra i dilettanti e poi, via via, a Trapani, Spezia e Fiorentina, ha trovato il proprio Eden a Bologna dove sta vivendo una stagione da incorniciare. «La squadra che gioca meglio in Italia è il Bologna di Vincenzo», ebbe adirmi Arrigo Sacchi nel Natale scorso. Nulla da eccepire, tutte le big del campionato hanno subìto quando si sono trovati di fronte Italiano, nel fortino dello stadio Dall’Ara dove è ritornato l’entusiasmo: sono cadute Inter, Milan e Lazio e hanno tremato Roma, Atalanta e Napoli. E dopo la comoda semifinale contro l’Empoli il Bologna si giocherà il prossimo 14 maggio un jackpot: quello di riportare la Coppa Italia sotto le Due Torri dopo la prima vinta nel 1970 e il bis ottenuto quattro anni dopo contro il Palermo. Sempre all’Olimpico, stadio che riscalda i cuoi dei tifosi rossoblù perché lì il Bologna conquistò anche l’ultimo scudetto nello spareggio del 1964 contro la grande Inter di Helenio Herrera.
E lui, Vincenzo Italiano che alcuni top club hanno nel mirino, come commenta questa primavera felice? «Le mie prime tre finali ad alto livello le ho perse ma devo anche pensare a quanto sono stati belli i percorsi fatti. Per la sfida del 14 maggio contro il Milan non abbiamo i favori del pronostico perché gli avversari sono più esperti e più titolati, ma noi siamo pieni di entusiasmo». Comunque vada sarà un successo per tutto il Bologna di Joey Saputo, l’imprenditore canadese che, dopo anni di investimenti a tratti eccessivi, sta raccogliendo i risultati di una gestione impeccabile dove Giovanni Sartori è il mago di questo Bologna, lo scopritore di talenti che ha riempito la rosa di Italiano non solo con vecchi fusti come Freuler e Ferguson ma anche con stelle già concupite dai club top in Europa: Ndoye, Beukema e Castro in prima fila. Un ruolo essenziale ce l’ha anche Marco Di Vaio, il diesse che proprio ieri ha rinnovato fino al 2027 il suo contratto con il Bologna.
Italiano, che si è inventato per il danese Jens Odgaard un ruolo fondamentale fra centrocampo e punte, la spiega così questa annata: «C’era il desiderio di riconfermare il Bologna sui livelli dell’anno scorso e direi che ce l’abbiamo fatta. In estate la squadra ha perso quattro pilastri ma ne ha trovati altri, penso proprio a Jens, e questo è sintomo dell’ottimo lavoro fatto. Ora dobbiamo solo completarlo». E Bologna sogna.