Carlos Alcaraz "fuggito" dopo il torneo: "Non mentirò", un retroscena spiazzante

giovedì 24 aprile 2025
Carlos Alcaraz "fuggito" dopo il torneo: "Non mentirò", un retroscena spiazzante
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Un retroscena come quello della vacanza di Alcaraz a Ibiza, a ridosso del torneo di Wimbledon del 2023, vinto per l’occasione, è stato ripreso nel documentario dedicato a Carlos di nome ‘My Way', in onda su Netflix. Tutto è partito dal k.o. contro Novak Djokovic al Roland Garros, per colpa anche dei crampi. In quel momento ecco allora la necessità di staccare completamente la spina e rilassarsi. "Uno dei miei amici, che in quel periodo era in vacanza, sarebbe stato a Ibiza con un amico — racconta Alcaraz — così gli ho detto: ‘Ci vediamo domani’". Una scelta che non ha trovato l'approvazione totale del suo agente Albert Molina, che pensava anche gli imminenti impegni tennistici del suo assistito: "Ho cercato di spiegargli che forse non era una buona idea andare a Ibiza per tre o quattro giorni di vacanza, visto che la settimana successiva aveva il Queen's e poi Wimbledon, ma Alcaraz non ha cambiato idea”, le parole di quest’ultimo.

Dopo il k.o. nel Queen's per mano di Draper, il preparatore atletico, Juanjo Moreno, ha raccontato così nel documentare: "Ricordo di aver guardato Carlos e di avergli detto: ‘Non è il momento. Stai trattando egoisticamente il tuo presente e il tuo futuro’ — le sue parole -. Niente però ha fatto vacillare Alcaraz che ha spiegato: ‘Vogliono sempre proteggermi, ma sto invecchiando, sto iniziando a prendere le mie decisioni ed è quello che voglio’".

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Il suo coach Juan Carlos Ferrero ha aggiunto così: "Se vai a Ibiza per sei giorni ed esci tutti i giorni, quando torni il settimo giorno, hai fatto tutto tranne il riposo — le sue parole — Penso che le disconnessioni vadano bene, ma una piccola parte della tua testa deve ricordarti che sei un tennista. E se perdi presto al Queen's, ci sono i brontolii: che non saresti dovuto andare, che avresti dovuto allenarti. Carlos capisce che se non lo fa, non è fresco nella sua mente. C'è quella lotta tra ciò di cui ho bisogno e ciò che devo fare”. Per questo la chiosa è sorprendente: "Ha un modo diverso di intendere il lavoro e il sacrificio — ha concluso Ferrero — È così diverso (un paragone con Djokovic, ndr) che mi fa dubitare che possa davvero essere il migliore della storia".