Da Cuneo/Levaldigi, l'aeroporto di casa perché da Savigliano sono pochissimi minuti, a Los Angeles sono quasi 9.700 chilometri e più di 16 ore di volo. Da Charlottesville alla California invece “solo” 4.100, quasi una passeggiata. Sara Curtis non è una che cerca necessariamente scorciatoie. Ma certo partire dalla Virginia e non dal Piemonte per costruire il suo sogno olimpico è un bel passo in avanti e non un salto nel vuoto. Non solo però, perché rappresenta anche un investimento reciproco come mai avevamo visto di recente su un atleta azzurro, maschio o femmina non importa, da parte chi non ha inventato il nuoto ma certo è storicamente la nazione di riferimento.
Il tempo di diplomarsi, con una media di voti sinora eccellente. Poi di concentrarsi sui Mondiali di fine luglio a Singapore nei quali sarà certamente una delle più attese non solo in casa Italia. E alla fine farà le valigie per prendersi quel posto che la borsa di studio della Virginia University le ha riservato per farla entrare tra le grandi. «Sono così felice - ha dichiarato - e incredibilmente grata per questa fantastica opportunità. Non vedo l’ora di iniziare questa avventura ad agosto».
La differenza tra Italia e Stati Uniti non sta solo qui, ma sta tutta qui. Gli atenei italiani vivono lo sport come un accessorio, con buona pace del meritevole lavoro che fatto tutti i CUS sparsi per l’Italia. Dall’altra parte dell’oceano invece è una religione, perché genera anche business e investimenti. Il sistema scolastico americano vedeva e in larga parte vede ancora stanziati cospicui fondi del governo per coprire le borse di studio sportive per studenti americani e internazionali e quindi ogni atleta di alto livello può provare ad accedere. Ben sapendo inoltre di avere una formazione di primo livello, come sarà per Sara che studierà psicologia.
Non è la prima, nemmeno negli ultimi anni. Solo nell’anno accademico in corso ci sono ad esempio Massimiliano Matteazzi, mistista italiano di buon livello come il fratello Pier Matteo, di stanza all’Università di Pittsburgh, e anche Anita Bottazzo. Veneta come lui, classe 2003 e iscritta alla Florida University, è rinata dopo l’ottimo 2023 e lo ha confermato agli Assoluti di Riccione vincendo i 100 rana con un tempo che le vale anche la qualificazione ai Mondiali di Singapore. Negli Usa fino a poco tempo fa c’era anche Ludovico Blu Art Viberti (al Florida Southern College), che alle Olimpiadi di Parigi ha sfiorato la finale nei 100 rana, e ora arriverà anche la Curtis.
ECCELLENZE
Vestirà tuta e costume dei Virginia Cavaliers, il team allenato da Todd DeSorbo che è universalmente riconosciuto come eccellenza a livello mondiale.
Negli ultimi 5 anni ha vinto il titolo NCAA con i suoi atleti, lui è stato eletto allenatore dell’anno e alle ultime Olimpiadi guidava la squadra femminile di nuoto statunitense capace di fare piazza pulita sul podio.
Dalle sue mani negli ultimi anni è passata Kate Douglass, 2 ori e altrettanti argenti a Parigi tra rana e misti, ora laureata. Adesso c’è ancora Gretchen Walsh, che alle ultime Olimpiadi ha vinto le stesse medaglie di Douglass, è la primatista mondiale dei 100 farfalla e a dicembre nei Mondiali in vasca corta ha battuto undici primati del mondo tra gare individuali e a squadre.
Tutto questo significa che se Virginia e DeSorbo hanno creduto in Sara è perché il materiale umano, fisicamente e mentalmente, è ottimo. Lei però non lascerà Thomas Maggiora, il suo storico allenatore, nemmeno il Centro Sportivo Roero e l’Esercito. Con loro preparerà i Mondiali nei quali affronterà 50 e 100 stile libero, 50 dorso e diverse staffette. L’ultimo sforzo prima di prendere il volo.