L’ultima bomba delle ultime ore, tra le tante sparate con al centro Jannik Sinner, ha riguardato la possibilità di vedere Adriano Panatta nuovo coach del 23enne altoatesino, dopo l’uscita di Darren Cahill.
L’ex campione del Roland Garros 1976 però ha messo subito a tacere le voci: “Se mi piacerebbe allenare Sinner dopo lo stop? Per carità, non è la vita che fa per me, tutti i giorni le stesse persone, non è da me", ha detto a Rai Radio 1. "Il coach deve avere una vocazione quasi monacale, passano minimo 300 giorni insieme. E poi dover parlare sempre di tennis, figuratevi, io mi annoio dopo 5 minuti”.
Intanto Sinner continua ad allenarsi e non pensa alle voci, impegnato nel suo ritorno sui campi a Roma, a inizio maggio: “Credo che ci terrà a farsi trovare pronto sulla terra, senza dimenticare che a Roma lui farà il pieno d’affetto e sarà molto importante dopo quello che ha passato in questo periodo — le parole di Panatta di qualche settimana fa — E sul finire dell’anno, a novembre, ci sarà la Final 8 di Coppa Davis in Italia a Bologna: anche lì penso che il pubblico italiano gli farà sentire quanto gli vuole bene”.
Lunedì, al podcast ‘La Telefonata’, il romano aveva invece parlato della vittoria di Alcaraz su Musetti a Montecarlo. Domenica “mi sono convinto che non c’è nessuno che sa giocare a tennis meglio di Alcaraz — le parole di Panatta a Bertolucci, riferendosi all'intelligenza tennistica dei giocatori quando cita Albert Einstein — Lui fa delle cose che non si possono fare e che non esistono, un po’ come faceva Federer. Quando lui gioca a tennis lo fa veramente bene e fa delle cose che gli altri neanche pensano. Anche lui è Albert che però ogni tanto diventa Albertino vista la sua discontinuità”.