L’eterno ragazzo del calcio si aggiusta il ciuffo, accende un sigarone e sbuffa: «58 anni sono belli ma se potessi ne cancellerei 30 e scenderei in campo stasera». Fresco di compleanno Nick Berti, cuore nerazzurro, è lo stesso di sempre: simpatico, genuino, iconoclasta e mai banale.
Sarai a San Siro stasera?
«Ovviamente. Ora mi trovo in Sicilia, a Marzamemi, ma sto prendendo l’aereo per Milano. Secondo te dovrei stare qui? C’è il sole ma non l’Inter».
Al Bayern mancano Musiala, Ito, Davies, Upamecano, Neuer.
«Lo soma hanno un Thomas Muller che, pur all’ultimo valzer a Monaco, resta sempre un’iradiddio».
Però sono battibili, si è visto all’andata.
«Sono tedeschi! E recuperano Coman e Pavlovic. Gente sveglia».
Cosa deve evitare l’Inter?
«Facile, non deve prendere gol visto che ultimamente non riesce a finire le partite senza farlo: a Monaco, a Parma, contro il Cagliari».
È la settimana decisiva: stasera il Bayern, domenica il Bologna e poi il derby di Coppa Italia: fra sette giorni avremo più certezze?
«Mamma mia, mi ero dimenticato del derby: sì, sono i giorni che possono far girare la stagione».
L’assenza di Dumfries peserà?
«Meglio se ci fosse. Prima dell’infortunio Denzel era un carro armato sulla fascia».
Simone Inzaghi sta raccogliendo consensi unanimi dopo anni in cui era quasi sottovalutato, vero?
«Non mi convincevano alcune sue scelte del primo anno, quando perse lo scudetto. Ora ha dimostrato di essere un top».
Il giocatore simbolo di questa Inter?
«N.B. ovvero Nicola Barella come N.B. stava per Nicola Berti nel 1989, l’anno dello scudetto dei record quando battemmo il Milan di Sacchi».
Perché Barella?
«Gioca nel mio ruolo e ha la maglia tatuata sulla pelle come il sottoscritto».
È il leader della squadra?
«Insieme al Toro che è un mammasantissima e da un mese non sbaglia nulla».
Se pronuncio la parola Triplete?
«Ahhh. Dico che mi fa godere. Possibile ma c’è un ma».
Ovvero?
«Pensiamo al Bayern, per favore? E poi al Bologna?».
Che non vi farà passare una Pasqua facile...
«Anche perché viene dalla scoppola di Bergamo. Il Bologna gioca bene e ci fece già perdere uno scudetto nel primo annodi Inzaghi. Ricordi?».
Questa Inter è fra le più forti di sempre?
«Sì. Ma ho giocato dieci anni in nerazzurro e ho conquistato quello scudetto dei record nel 1989. Ti ricordo che lo vincemmo con 11 punti di vantaggio sul Napoli di tal Maradona».
Il tuo compagno di merende, dentro e fuori campo, era Aldo Serena.
«Un fratello: segnò 22 gol».
Poco prima, l’11 novembre 1988, in Coppa Uefa andaste a vincere 2-0 sul campo del Bayern e qui torniamo a bomba.
«Fu una delle serate calcistiche più belle della mia vita. Una galoppata che è passata alla storia: anticipai un avversario al limite della nostra area, partii palla al piede e nessun tedesco riuscì a fermarmi. Feci 75 metri infilando prima il centrocampo e, poi, la difesa del Bayern».
Un coast-to-coast strepitoso...
«Ogni tanto lo rivedo sul web con la telecronaca del grande Bruno Pizzul che urla Berti! Berti! Berti! e mi commuovo: per festeggiare lo zio Bergomi fece tutto il campo e si gettò con me sulla neve a bordo campo».
Chissà che festa pazzesca organizzasti la sera dopo a Milano...
«Ancora con questa storia? Beh, sì, lo ammetto: all’epoca mi divertivo parecchio e mi piaceva avere gente nella mia casa in piazza Liberty. Alla sera arrivava chiunque, amici e non, anche giocatori del Milan, Vialli da Torino e una sera spuntò persino Joe Pesci, l’attore premio Oscar per Quei bravi ragazzi di Martin Scorsese. Si trovava lì a Milano e finì a casa mia».
Donne niente, immaginiamo.
«Per fortuna all’epoca non esistevano i telefonini, dico solo questo».