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Jannik Sinner-choc, "trasformato": il suo corpo tre mesi dopo

Parla il suo preparatore atletico: "Abbiamo trasformato i micro-cicli di lavoro in macro-cicli". Verso un altro salto di qualità?
di Roberto Tortora giovedì 10 aprile 2025

2' di lettura

Manca poco al rientro di Jannik Sinner, un mese circa e tornerà a calcare i campi degli Internazionali BNL di Roma per far vedere che lo stop di 3 mesi non lo ha scalfito. A raccontarlo è Marco Panichi, ex-saltatore in lungo e da settembre 2024 preparatore atletico che cura i muscoli del campione altoatesino.

Panichi, che per 7 anni ha allenato Djokovic, si è concesso per un’intervista al Corriere della Sera: “Per gestire una figura così complessa come Djokovic, ammetto che l’esperienza ha il suo peso. L’ho accompagnato dai 30 ai 37 anni, una stagione della vita in cui dell’età dell’atleta devi per forza tenere conto. Per me Djokovic è stato un corso accelerato: una grande Università del tennis. Oggi so perfettamente cosa serve a Jannik in quel preciso momento".

Panichi spiega come è stato impostato il lavoro atipico di 3 mesi senza tornei: “Sapevamo da subito di poter fare un bel lavoro, studiato e programmato, non diluito e spezzettato dai viaggi e dai tornei come al solito. Abbiamo trasformato i micro-cicli di lavoro in macro-cicli, siamo scesi nel particolare e nel dettaglio, abbiamo dedicato tanto tempo all’acquisizione di dati su Jannik, applicando moduli di allenamento per metterlo nelle condizioni di fare un altro salto di qualità importante. Da Roma in poi, questo lavoro dovrà dare i suoi frutti”.

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Non solo allenamenti serrati, ma anche attività di svago possono influire beneficamente sul corpo, come spiega Panichi: “Nel tennis ci sono tre aree che devono concatenarsi di concerto: fisico, mente e tecnica. L’aspetto motivazionale è determinante: sfidiamo continuamente Jannik con nuove sollecitazioni, lo spingiamo a fare cose nuove, per lui inedite. Anche semplici: una partita a golf, la visita di un museo… Ampliare la sfera mentale permette di presentarsi all’allenamento più freschi. Però è altrettanto vero che una certa ripetitività è utile al confronto, senza correre il rischio di ingabbiare il giocatore in qualcosa di troppo monotono. È la varietà nel protocollo di lavoro che ci consente di capire se stiamo andando bene. In questi tre mesi Sinner si è preso del tempo libero per se stesso: si è riscoperto. La detossificazione è in atto. Sono molto contento: a livello mentale è trasformato. A Roma tornerà con un’enorme motivazione e un’importante freschezza”.

Qual è allora, la dote migliore di Sinner? Panichi non ha dubbi: “Con le doti di Sinner ci devi nascere, lui ha coordinazione, stamina, aspetto neurovegetativo: Jannik ha un fisico da decatleta, sa fare bene tutto. Se fosse più forte, non potrebbe essere così agile. Se è una macchina quasi perfetta dobbiamo ringraziare Hanspeter e Siglinde Sinner, i genitori che gli hanno trasmesso il Dna. Ma, dal mio punto di vista, il suo più straordinario talento è la gestione delle situazioni, che sia un allenamento o una partita tesissima: ha una calma operativa, nei momenti che contano, rara”.

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