Tutti aspettano al varco Jannik Sinner. Per lo spagnolo Carlos Alcaraz forse sarà un sospiro di sollievo, per Daniil Medvedev una festa, in ogni caso. Per Nick Kyrgios un mezzo incubo o giù di lì. Ma tutto il circuito Atp attende di vedere in che condizioni tornerà in campo a maggio, agli Internazionali d'Italia a Roma, il 23enne altoatesino che prima della squalifica per doping di 3 mesi ha lasciato da numero 1 del ranking e che potrebbe ripresentarsi come tale, complice la crisi di risultati dei suoi diretti avversari, Alexander Zverev permettendo.
Uno che se ne intende come il super coach Patrick Mouratoglou parte proprio da questo punto, assicurando che "per Jannik c’è già una buona notizia: durante la sua assenza, nessuno gli ha rubato il posto. Novak (Djokovic, ndr) ha raggiunto una finale, ma non l’ha vinta. Carlos e Alexander non hanno giocato bene. Se Alcaraz avesse vinto Indian Wells e Miami, cosa nelle sue corde, avrebbe affrontato con più fiducia il ritorno di Sinner".
Invece lo spagnolo ha detto che la pressione di dover approfittare a ogni costo dell'assenza di Jannik per patteggiamento con la Wada lo ha "ucciso". L'allenatore di Naomi Osaka, fresco di successo del mini-torneo di 3 giorni a Nimes da lui organizzato (vinto da Casper Ruud contro Tomas Machac, con ben 6 top 20 ai nastri di partenza), spiega che Sinner "non sarà condizionato da questi tre mesi. Abbiamo visto cosa ha dovuto affrontare e, nel frattempo, quanto è riuscito a vincere. Ha un mindset da numero 1: era il più forte tre mesi fa e lo sarà anche al suo ritorno. In questo periodo, gli altri non avevano solo l’occasione di fare punti, ma anche quella di vincere tornei e accumulare fiducia per affrontarlo con più determinazione. Eppure, non ci sono riusciti". E a giudicare dal rendimento di Alcaraz e Zverev, non tanto per motivi tecnici o fisici ma mentali. Proprio l'asso che Sinner è solito calare nelle occasioni che contano. Come al Foro italico.