La domanda che è sorta spontanea dopo aver spento il televisore ieri mattina ed essersi avvicinati al terzo caffè di giornata è stata: abbiamo scoperto, per caso, un nuovo Sinner ma in Formula 1? Perché quello che sta combinando Andrea Kimi Antonelli (sesto nell’ultimo gp di F1 a Suzuka in Giappone), di anni 18 (e 7 mesi), nel suo approccio al campionato più difficile del mondo e allo sport che è anche il più pericoloso di tutti, fa davvero pensare. All’età in cui i nostri figli si stanno preparando per l’esame di maturità e pensano a quale facoltà iscriversi all’università, questo meraviglioso ragazzino bolognese sta stupendo il Circus e, ieri, a Suzuka, su una pista che non conosceva e che è la più difficile insieme a Spa, ha compiuto un’impresa degna di quel fuoriclasse che ha 10 anni più di lui e il gran premio ieri l’ha vinto dimostrando di essere il migliore di tutti.
ANALITICO
Ovvero SuperMax Verstappen, ex bambino prodigio pure lui, debuttante quando ancora non aveva la patente stradale come Kimi (si chiama così in onore di Raikkonen), ma ora 4 volte iridato e degno di essere paragonato ai grandissimi piloti del passato. Antonelli assomiglia all’olandese volante come talento. Meno arrogante di lui è deciso ed analitico. Ha cominciato il weekend in Giappone studiando, durante le prove libere del venerdì, la pista a lui sconosciuta con tutti quei curvoni in appoggio, il sabato ha piazzato un fantastico sesto tempo con la Mercedes che non è certo la più forte del lotto e, ieri, ha disegnato una gara straordinaria, quasi da veterano.
Premessa: nessuno, a parte Verstappen che ha 18 anni aveva già debuttato in F1 con la Toro Rosso vincendo l’anno successivo il primo gran premio in Spagna, è stato così precoce come il nostro Golden Boy. Seb Vettel debuttò nella massima serie a 20 anni, con una BMW nel Gp degli Stati Uniti. Lewis Hamilton ne aveva 22 quando corse con la McLaren sfiorando il titolo nel 2007. Mentre Charles Leclerc ha mosso i primi passi nella massima serie nel 2018, a 21 anni, al volante di una Sauber. E se guardiamo a due mostri sacri del passato, c’è da meravigliarsi per Kimi: Michael Schumacher debuttó a 22, a Spa, con una Jordan; Ayrton Senna arrivó in Formula 1 nel 1984, con una Toleman quando ne aveva già 24.
Perché diciamo che Kimi ha fatto una gara sensazionale? È terminato al sesto posto andando a punti per la terza volta ma ha stupito i giapponesi diventando il pilota più giovane di sempre a essere stato in testa a una gara: «È capitato per 10 giri. È stato bello, soprattuto con le gomme hard.
Sto facendo esperienza, soprattutto in qualifica», ha detto. Poi ha fatto registrare un altro record: nel finale mentre rimontava il compagno di squadra Russell, uno che fra qualche gara gli starà dietro, ne siamo certi, e la Ferrari di Leclerc: «Anche io sono rimasto sorpreso del passo, ho dato tutto. Mi avvicinavo a quelli davanti, purtroppo il gran premio è finito». Il bello è chequesto ragazzino sta già pensando al prossimo gran premio, in Barhain, dove si correrà domenica prossima: «Una pista che conosco meglio di Suzuka e cercherò di fare una qualifica ottimale». La stessa filosofia di Jannik Sinner, guarda caso.