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Milan, Conceiçao provoca la dirigenza? Quelle voci su Leao

di Claudio Savelli martedì 1 aprile 2025

3' di lettura

A pensare male spesso si indovina, allora un pensiero cattivo lo buttiamo lì: non è che Joao Felix gioca perché ha lo stesso agente di chilo fa giocare? Agente che, nello specifico, è Jorge Mendes, uno dei più potenti in assoluto, che peraltro prima che il Milan affrontasse il Napoli aveva ammesso l’esistenza di un dialogo tra Galatasaray e Chelsea per il trasferimento dello stesso Joao Felix, che già non sembra un giocatore particolarmente avvezzo all’agonismo, figuriamoci con la prospettiva di declassamento. Domandarselo è lecito, rispondere è una cortesia che non avverrà mai quindi andiamo avanti tra noi. A questo punto “si spera” che quello di Conceicao sia un favore al suo agente, altrimenti è qualcosa di peggio. Non c’è motivo di preferire Joao Felix a Leao ed eccone tre semplici motivi. Uno: Leao è sempre stato decisivo contro Di Lorenzo, bastava recuperare lo 0-4 dell’aprile 2023, quando il Dieci rossonero giocò da dieci in pagella e l’azzurro ne uscì con il mal di testa.

Due: pensare che Leao debba riposare per il derby di domani è una follia dal momento che il Milan non ha più l’impegno europeo e quella contro il Napoli era l’ultima chiamata per provare la rimonta in campionato. Tre: Joao Felix non è di proprietà del Milan, quindi è meglio valorizzare un asset come Leao piuttosto che un giocatore altrui. Da questo punto di vista l’errore è anche della dirigenza che ha portato in casa un prestito così ingombrante e così “vicino” all’allenatore. Di fatto, un giocatore che rimane per soli sei mesi, che colleziona prestazioni incolori e che andrà sicuramente via a giugno, sta sabotando i pochi equilibri di uno spogliatoio già sottosopra: la titolarità di Leao che, pur con tutti i difetti di questo mondo, è certamente un giocatore migliore rispetto al connazionale, era una di queste gerarchie. Se tre indizi fanno una prova, quello di Conceicao è sadismo, masochismo, una cosa del genere. Oppure, cambiando punto di vista, è un tutelare i propri interessi facendo quelli del suo agente, nell’idea che a giugno dovrà trovargli un’altra sistemazione, portando avanti una battaglia silenziosa contro la dirigenza che lo ha ingaggiato senza davvero puntarci per il futuro.

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D’altronde Conceicao sta facendo notare ogni volta che ha un microfono davanti alla bocca che si parla di altri allenatori e che la cosa lo infastidisce. Se la scelta non è politica ma tecnica, diventa davvero difficile trovarne una logica. Non è un caso che nel secondo tempo il Napoli abbia sofferto: non appena è entrato Leao, cioè dal primo minuto della ripresa, il baricentro e la produzione del Milan si sono alzati. Il controsenso è evidente anche per via della tipologia della proposta di Conceicao, basata sugli strappi dei singoli e non sulla coralità.

Anche la presenza di Abraham dall’inizio ha lasciato tutti perplessi. La giustificazione era nella presenza dell’inglese a Milanello durante la pausa nazionali, mentre Gimenez aveva preso una botta con il Messico. Però quest’ultimo è un investimento da oltre 30 milioni della società mentre Abraham è un prestito. Conceicao sembra fare il contrario di ciò che fa bene al Milan, non solo in termini di prestazioni - lo ha preso 8° e ora è 9° ed è finito fuori dalla Champions perdendo con la Dinamo Zagabria e il Feyenoord. Voleva essere un duro come chi lo ha scelto. Ecco, almeno non si è scelto da solo, altrimenti avrebbe sbagliato pure questo.

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