A pensare male spesso si indovina, allora un pensiero cattivo lo buttiamo lì: non è che Joao Felix gioca perché ha lo stesso agente di chilo fa giocare? Agente che, nello specifico, è Jorge Mendes, uno dei più potenti in assoluto, che peraltro prima che il Milan affrontasse il Napoli aveva ammesso l’esistenza di un dialogo tra Galatasaray e Chelsea per il trasferimento dello stesso Joao Felix, che già non sembra un giocatore particolarmente avvezzo all’agonismo, figuriamoci con la prospettiva di declassamento. Domandarselo è lecito, rispondere è una cortesia che non avverrà mai quindi andiamo avanti tra noi. A questo punto “si spera” che quello di Conceicao sia un favore al suo agente, altrimenti è qualcosa di peggio. Non c’è motivo di preferire Joao Felix a Leao ed eccone tre semplici motivi. Uno: Leao è sempre stato decisivo contro Di Lorenzo, bastava recuperare lo 0-4 dell’aprile 2023, quando il Dieci rossonero giocò da dieci in pagella e l’azzurro ne uscì con il mal di testa.
Due: pensare che Leao debba riposare per il derby di domani è una follia dal momento che il Milan non ha più l’impegno europeo e quella contro il Napoli era l’ultima chiamata per provare la rimonta in campionato. Tre: Joao Felix non è di proprietà del Milan, quindi è meglio valorizzare un asset come Leao piuttosto che un giocatore altrui. Da questo punto di vista l’errore è anche della dirigenza che ha portato in casa un prestito così ingombrante e così “vicino” all’allenatore. Di fatto, un giocatore che rimane per soli sei mesi, che colleziona prestazioni incolori e che andrà sicuramente via a giugno, sta sabotando i pochi equilibri di uno spogliatoio già sottosopra: la titolarità di Leao che, pur con tutti i difetti di questo mondo, è certamente un giocatore migliore rispetto al connazionale, era una di queste gerarchie. Se tre indizi fanno una prova, quello di Conceicao è sadismo, masochismo, una cosa del genere. Oppure, cambiando punto di vista, è un tutelare i propri interessi facendo quelli del suo agente, nell’idea che a giugno dovrà trovargli un’altra sistemazione, portando avanti una battaglia silenziosa contro la dirigenza che lo ha ingaggiato senza davvero puntarci per il futuro.
D’altronde Conceicao sta facendo notare ogni volta che ha un microfono davanti alla bocca che si parla di altri allenatori e che la cosa lo infastidisce. Se la scelta non è politica ma tecnica, diventa davvero difficile trovarne una logica. Non è un caso che nel secondo tempo il Napoli abbia sofferto: non appena è entrato Leao, cioè dal primo minuto della ripresa, il baricentro e la produzione del Milan si sono alzati. Il controsenso è evidente anche per via della tipologia della proposta di Conceicao, basata sugli strappi dei singoli e non sulla coralità.
Anche la presenza di Abraham dall’inizio ha lasciato tutti perplessi. La giustificazione era nella presenza dell’inglese a Milanello durante la pausa nazionali, mentre Gimenez aveva preso una botta con il Messico. Però quest’ultimo è un investimento da oltre 30 milioni della società mentre Abraham è un prestito. Conceicao sembra fare il contrario di ciò che fa bene al Milan, non solo in termini di prestazioni - lo ha preso 8° e ora è 9° ed è finito fuori dalla Champions perdendo con la Dinamo Zagabria e il Feyenoord. Voleva essere un duro come chi lo ha scelto. Ecco, almeno non si è scelto da solo, altrimenti avrebbe sbagliato pure questo.