Jannik Sinner, la vita "sospesa": cosa fa davvero adesso

di Leonardo Iannacci lunedì 31 marzo 2025
Jannik Sinner, la vita "sospesa": cosa fa davvero adesso
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Una primavera così Jannik Sinner se la ricorderà per un pezzo. Lui, il numero 1 del mondo, il tennista più bravo di tutti, il fenomeno con la racchetta che ha messo a sedere (sportivamente parlando) Alcaraz, Zverev, Djokovic e tutti gli altri colleghi della Top Ten che non sono minimamente riusciti ad avvicinare il suo trono in queste settimane, se ne sta al mare mentre imperversano i tornei in tutto il mondo e la stagione sulla terra rossa è lì alle porte, con il torneo di Montecarlo che la aprirà a breve. Montecarlo, appunto. Perché Jannik si trova lì. A casa. Nel suo appartamento in Boulevard Princess Grace, dedicato all’indimenticabile Grace Kelly, e si allena su un campo privato lì vicino. Il suo mondo è tutto lì, fra le pasticcerie che frequenta al mattino quando, borsone in spalla e monopattino d’ordinanza, si nutre per recarsi agli allenamenti, prima in palestra e poi con la racchetta. C’è il sole, c’è bel tempo, ci sono 22 gradi e i nemici - Kyrgios in testa sono lontani anni luce, per sua fortuna.

Niente Dubai, niente Florida, niente Los Angeles e neppure Marbella per gli allenamenti. Meglio casa propria, Cap d’Ail dove Jannik nell’esclusivo World Class Fitness Club sta cercando di non perdere la forma fisica che aveva poco prima di accettare i tre mesi di stop, d’accordo (si fa per dire) con la famigerata WADA, la commissione antidoping che l’ha inchiodato al muro per la ben nota vicenda Clostebol. Sorridente, come sempre, tranquillo ma poco propenso a incontrare i giornalisti, Sinner ha trascorso qualche giorno a casa sua, a Sesto Pusteria, sciando. Ha detto addio al vecchio manager, Lawrence Frankopan, per affidare l’impero Sinner al fidato amico Alex Vittur. Poi ha diretto la Audi RS6 ABT verso la Costa Azzurra per continuare gli allenamenti senza giocare. Roba non bellissima ma alla fine utile per un ragazzo che negli ultimi due anni ne ha vissuti dieci per stress, trionfi, felicità, rotture di scatole, inconvenienti vari (anca dolente, infortuni, Olimpiadi saltate) e ha combattuto contro un drago rosso che si chiama WADA.

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Negli ultimi giorni ha parcheggiato il monopattino elettrico che alterna, per muoversi a Montecarlo, a una Vespa rossa vintage ed è salito su una moderna bicicletta per una scampagnata con gli amici del cuore, qui a Montecarlo: i piloti della Ferrari, Antonio Giovinazzi e Alessandro Pierguidi, vincitori della 24 Ore di Le Mans, e il ciclista Giulio Ciccone. Affettuoso il commento di Paolo Bertolucci che ha ricordato i motto che rese epico Fausto Coppi: «Jannik, un uomo solo al comando». Come un carcerato preso a contare i giorni che “mancano all’alba”: Jannik sta aspettando il 13 aprile, giorno in cui potrà riprendere gli allenamenti in strutture sportive affiliate alla federazione palleggiando con colleghi in attività. Sinora si è limitato a sessioni con Simone Vagnozzi, assistito dal preparatore atletico Matteo Panichi e dal fisioterapista Ulises Badio. Poi, il 4 maggio, giorno della definitiva liberazione dalle pastoie di una squalifica che ha fatto ridere l’intero mondo, Jannik sarà a Roma per giocare gli Internazionali sulla terra rossa, in un Foro completamente ristrutturato e diventato uno degli impianti più belli e affascinanti del mondo. Un palcoscenico che attende la propria star.

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