Chi si aspettava “Igor il terribile” sarà rimasto deluso, chi si aspettava “Igor il flessibile”, ovvero un uomo che furbescamente offre ciò che serve alla Juventus in questo momento, si sentirà soddisfatto. I tifosi lamentano una juventinità ai minimi storici? Ecco Tudor che apre la scatola dei ricordi con gli occhi lucidi: «Appena arrivato qui dovevo fare terapie. Entra Zidane e io gli dissi di passare davanti, ma lui mi rispose “No, tocca a te”. Un’altra volta in spogliatoio mi tolsi le calze senza rigirarle, venne Del Piero e mi spiegò che dovevo sistemarle perché non era giusto lo facesse il magazziniere al posto mio». Questo, dice, «è lo spirito bianconero».
Così Tudor si pone subito in netto contrasto con Thiago Motta che a molti tifosi non è mai andato a genio per via del suo passato all’Inter del triplete. «Non commento il lavoro precedente, non sarebbe educato» ma poi lo spazza via nei concetti. La gestione di Motta viene azzerata, la squadra liberata dagli alibi e dai concetti che l’allenatore precedente ha provato a inculcare, in modo da assorbire idee e gioco del tutto nuovi (o vecchi, per quanto riguarda la juventinità di cui sopra). Tudor lascia intendere che fin dalla sfida al Genoa (domani alle 18, diretta Dazn) sarà 3-4-2-1 verticale, diretto, intenso, con Koopmeiners e Yildiz («Possono e devono fare gol») dietro a Vlahovic («È fortissimo e sono felice di allenarlo») e Locatelli («Confermato capitano») più Thuram («Lilian mi ha detto di tirargli uno schiaffo se sbaglia») a fare da cerniera.
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«Credo che si possa fare bene da subito». Non è la solita frase da copione, Tudor ne è convinto, altrimenti non avrebbe accettato un incarico così breve senza porre alcuna condizione. E qui entra in gioco il pragmatismo. Tudor la fa facile, almeno a parole: «Devo dare spensieratezza ma anche cattiveria agonistica e mentale», guarda caso tutto ciò che Thiago Motta non ha più saputo dare. E se il predecessore era ormai isolato, Igor fa il sentimentale: «Grazie a Giuntoli e al club per la possibilità. Ovviamente le emozioni ci sono perché allenare la Juve è qualcosa che tutti vorrebbero». Lo stesso Giuntoli ci ha tenuto a precisare che con Tudor «decideremo dopo il Mondiale per club se continuare insieme».
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Intanto Tudor si muove con disinvoltura tra le domande e in una sola conferenza parla più di Thiago Motta in nove mesi. «Ho voglia di raggiungere il quarto posto», senza paura di dire che è “solo” un quarto posto, tanto il danno non l’ha fatto lui. «Non ci sono scuse», nemmeno la giovane età della rosa spesso citata da Motta lo è: «Alla Juve non interessa a nessuno dell’età, bisogna crescere in fretta e vincere. Vale per tutti, dai giocatori al tecnico, passando per il club». Il club? Già. A pensarci bene, Tudor è più bianconero di chi governa il mondo bianconero. A parte Chiellini, il cui ruolo è ancora marginale, è l’unico ad aver vissuto una Juve vincente. È un buon punto di partenza per farsi ascoltare, che poi è l’unica cosa di cui ha bisogno un allenatore che si gioca l’occasione della vita in tre mesi.