La disasterclass di Cristiano Giuntoli resterà nella storia della Juventus. Raramente si è visto un direttore bruciare tutto il credito calcistico così rapidamente. La scorsa estate c’era grande fiducia nel suo operato, a partire dalla scelta di Thiago Motta, che era inattaccabile. L’italo-brasiliano era l’allenatore del momento, aveva fatto la storia sotto le Due Torri, portando il Bologna dove non era mai arrivato, ovvero in Champions League. Il tutto coniugando bel gioco e risultati: insomma, sulla carta era l’uomo perfetto per guidare la rivoluzione juventina. Giuntoli è andato all-in su Motta, allestendogli la squadra con un mercato faraonico, dopo quello “conservativo” dell’anno precedente.
I primi mesi erano stati anche incoraggianti, nonostante la pareggite acuta che ha afflitto a lungo la squadra, che però aveva l’alibi di essere nuova e indebolita da alcuni infortuni chiave, su tutti quello di Bremer. Poi la situazione è degenerata rapidamente, con Motta che ha perso il controllo sullo spogliatoio (ben contento di essersi liberato di lui, a giudicare dal silenzio pubblico post-esonero) e ciò si è tradotto in un fallimento sportivo dietro l’altro: eliminato in rimonta dal Psv ai playoff di Champions, fatto fuori dalle riserve dell’Empoli in Coppa Italia e ceduto momentaneamente il quarto posto dopo aver incassato sette gol tra Atalanta e Fiorentina (ma potevano essere anche molti di più) senza segnarne neanche uno.
Inevitabile l’esonero, perché le idee e i progetti si sostengono solo attraverso i risultati. Ciò non vuol dire vincere trofei subito, ma mantenere degli standard minimi per evitare che vada tutto in malora. La Juventus non può permettersi di mancare la qualificazione alla prossima Champions, sarebbe un disastro economico prima ancora che sportivo. Giuntoli per provare a salvare il posto non poteva far altro che scaricare le colpe su Motta e ora deve sperare che Tudor centri l’obiettivo. Il direttore è in discussione, non gode più di alcun credito all’interno del club e soprattutto della piazza. Sono lontanissimi i tempi in cui i tifosi esaltavano Giuntoli per quello che stava “cucinando” sul mercato...
Poi però il campo ha parlato e ha detto che la scelta di puntare su giocatori affermati, di 26-27 anni, a scapito dei tanti talenti più o meno giovani che erano nell’orbita bianconera, è stata un flop totale. I vari Koopmeiners (60 milioni) e Nico Gonzalez (35 milioni) hanno deluso profondamente, ma almeno scendono in campo, a differenza di Douglas Luiz (50 milioni) che è stato preso per scaldare la panchina a oltranza. In più la Juve ha speso 15 milioni a fondo perduto peri prestiti di Conceiçao, Kolo Muani e Renato Veiga, tutti calciatori che non riscatterà.
Per finanziare il mercato fallimentare della scorsa estate Giuntoli si è mangiato il futuro della Juve, con Motta che non è esente da responsabilità. Tanti, troppi i giocatori bocciati dall’italo-brasiliano: tralasciando i veterani Szczesny e Danilo, che avrebbero fatto comodo anche solo per evitare la farsa del “capitano itinerante” e per dare punti di riferimenti all’interno dello spogliatoio, in questi nove mesi sono stati svenduti giovani molto forti. A partire da Huijsen (19 anni), regalato a 15 milioni e ora cercato da mezza Europa dopo uno scintillante esordio nella nazionale spagnola.
E poi i fiorentini Kean (25) e Fagioli (24): il primo è già a quota 20 gol in stagione e vale 50 milioni dopo i soli 13 spesi dalla Viola per acquistarlo; il secondo ha preso subito in mano la regia della Fiorentina dopo essere finito inspiegabilmente ai margini con Motta. Senza dimenticare Barrenechea (23), inserito nell’affare Douglas Luiz e finito a brillare in mediana al Valencia, e l’altro argentino Soulé (21), che dopo un inizio difficile si sta prendendo la Roma. L’ex Frosinone è stato venduto a 25 milioni, Nico Gonzalez ha cinque anni in più ed è stato pagato 35... Almeno Miretti (21) e Nicolussi Caviglia (24) sono andati via solo in prestito secco, potrebbero ancora avere un’occasione in bianconero. Sempre che non vengano sacrificati sull’altare del dio bilancio, con la Juve che in caso di mancata qualificazione in Champions dovrebbe ricorrere a cessioni eccellenti e forse pure a un altro aumento di capitale. Un’eventualità che probabilmente segnerebbe la parola fine all’era di Giuntoli a Torino.