La fortuna di Luciano Spalletti è che sì, è vero, in Italia siamo “60 milioni di ct”, ma a furia di non trombare ci stiamo piano piano estinguendo e i 60 milioni sono già scesi a 59 scarsi. Molto bene. Questi 59, però, sono ancora moltissimi e alla fine del primo tempo di Germania-Italia 3-3, con gli azzurri sotto di tre pere, avrebbero voluto lanciare tv e device dalla finestra. Non lo hanno fatto grazie a una ripresa di puro orgoglio che attenua (ma non cancella) lo scempio dei primi 45’ e in particolare il secondo, fantozziano gol. «Per quel gol lì il Tapiro ci sta bene - ha spiegato il ct all’inviato di Striscia Staffelli - Nello spogliatoio ho detto ai ragazzi che dovevano rendersi conto di ciò che stavamo facendo e che mi sarei aspettato una reazione». Quella, la reazione, è arrivata, non la qualificazione alla Final Four di Nations League. E mentre della competizione ce ne frega quanto Renato (Zero), della partecipazione al prossimo Mondiali ci frega eccome.
A partire dal prossimo 6 giugno dovremo affrontare un girone con Norvegia, Moldova, Israele ed Estonia, passerà solo la prima mentre la seconda finirà ai simpatici playoff. Qualcuno dirà: «Che problema c’è?» ma il problema c’è eccome e ha le fattezze del colosso Haaland, vichingo norvegese che insieme ai suoi connazionali completa una selezione di tutto rispetto. Dobbiamo farcela sotto? Non esageriamo, ma visti i precedenti avremmo preferito il gironcino da 4 che invece è toccato ai tedeschi. Possiamo farcela? Certo che sì, a patto che Spalletti e i suoi correggano parte di quei fetentissimi difetti emersi anche nell’ultimo doppio confronto. E qui torniamo con grande arroganza a vestire i panni del ct.
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I PANNI DEL CT
Ruoli “Ogni giocatore al suo posto” deve diventare un comandamento, basta esperimenti. Bastoni è fortissimo e deve fare solo il braccetto di sinistra, Buongiorno ha giocato male come tutti gli altri ma è un centrale di grande valore. Tattica Spalletti ha scelto il 3-5-2 e va benissimo. La difesa a 3 è espressione dell’Inter di Inzaghi e dell’Atalanta di Gasp, ovvero il meglio che offre il calcio italiano. Gruppo Qualcuno nel post-Dortmund ha detto «Affrontiamo Haaland, meglio richiamare Acerbi che lo ha già fermato», ma Acerbi non è un lavoratore interinale (vengo, do una mano, torno a casa mia) e Spalletti ha già fatto le sue scelte. Ecco, vada avanti per la sua strada come ha detto: basta allargare le convocazioni, a meno che saltino fuori nuovi Roberto Baggio che, francamente, non si intravedono all’orizzonte.
Le promesse Maldini è una promessa, gli hanno rotto i maroni perché “gioca solo per il cognome” e se è vero che non è ancora pronto per certi palcoscenici è altrettanto vero che schierarlo da seconda punta significa annullarlo. La costruzione dal basso La costruzione dal basso è il presente e il futuro del calcio e chi non lo ha ancora capito ha un problema tutto suo: così si creano le superiorità, così si può sperare di vincere sul lungo periodo. E però, c’è un però: la si deve pretendere se la squadra “si conosce” e funziona, altrimenti diventa puro masochismo, soprattutto contro selezioni pronte e sveglie come la Germania di Nagelsmann. In certi momenti- e in attesa di oliare i meccanismi - meglio un filo di pragmatismo in più, anche a costo di sembrare “antichi”. Il Napoli che fu Spalletti a Napoli ha realizzato un capolavoro di idee e buon calcio, ma riproporlo in azzurro è difficile al limite dell’utopistico. In tempi diversi ci provò un certo Sacchi e fallì, Mancini ci è riuscito parzialmente ma alla fine l’Europeo lo ha vinto con la battaglia molto più che col gioco. È il ruolo del ct: accettare di poter “allenare” solo fino a un certo punto. La comunicazione È normale che a un ct venga voglia di mandare i famosi 59 milioni affanzum, ché quelli son sempre lì a puntare il dito. Ma anche questo fa parte del ruolo: riuscire a mandar giù i rimbrotti e gli inutili consigli di chi - come il sottoscritto - sdottoreggia con del facile bla bla.