
Federico Cinà sconfitto, ma... Perché a Miami è già nata una stella

Quando Federico Cinà non era ancora nato, Nole Djokovic aveva già vinto il primo Miami 1000 e Gregor Dimitrov stava entrando nel pianeta Atp dalla porta principale. Questo per sottolineare l’importanza che ha avuto il raggiungimento del secondo turno di Miami 2025 del 17enne talentino palermitano (numero 370 del ranking) dopo l’impresa compiuta contro l’argentino Francisco Comesana.
Purtroppo ieri è arrivato, sotto il sole della Florida, il secondo turno e davanti a sé il ragazzino figlio di Francesco e cresciuto a pane e tennis - visto che papà è stato per anni il coach di Roberta Vinci - si è trovato dall’altra parte della rete proprio Dimitrov, giocatore di classe, bulgaro di nascita e raro esempio di come il rovescio a una sola mano può ancora fare male nel tennis.
E Federico ha provato il gelo che tutti i debuttanti in un nuovo mondo avvertono quando i giochi si fanno duri e dinnanzi c’è un esperto giocatore di 34 anni. Il primo set ha registrato un avvio confortante per Cinà ma il prosieguo si è rivelato una forca caudina: Dimitrov, numero 15 del mondo, uno che in tempi non sospetti era stato definito, bestemmiando, il Federer bulgaro, ha brekkato due volte il ragazzino italiano il cui soprannome è “Palli”.
CONFORTANTE
Fastidiosi i cambi di ritmo e, soprattutto, il back di rovescio che Dimitrov ha portato con precisione chirurgica. Nel secondo set Cinà ha resistito sino al 3-3, poi ha avuto un deleterio passaggio a vuoto sul proprio servizio e ha subìto un altro break che si è rivelato letale per l’esito dell’incontro che ha visto Dimitrov vincere per 6-1, 6-4 in 68 minuti.
L’esperienza di Miami si è conclusa, comunque, in modo confortante per Federico che ha passato giorni da favola, sognando il suo idolo d’infanzia Nole Djokovic, allenandosi all’Hard Rock Stadium con Carlos Alcaraz e Stefanos Tsitsipas e vincendo il primo match in un 1000, proprio come era capitato a Jannik Sinner quattro anni fa agli Internazionali di Roma quando l’attuale numero 1 del mondo si era liberato dello statunitense Steve Johnson stupendo il Gotha del tennis mondiale che ancora non conosceva quel ragazzino magro magro di Sesto Pusteria.
«Ma, per favore, smettete di paragonarlo a Sinner, mio figlio sta vivendo tutta un’altra avventura», ha suggerito ai media papà Francesco. Palli, ora, salirà al numero 370 del ranking e continuerà a scalare posizioni cercando di migliorare il proprio tennis acerbo (potenza del servizio e risposta i punti deboli) ma già così promettente. L’imminente stagione sulla terra rossa, già da Montecarlo, lo attende. Felice e confuso per quello che gli è successo a Miami.
A poche decine di metri dall’incontro di Cinà è andata in onda un’altra sfida che ha visto Lorenzo Musetti opposto al francese Quentin Halys (numero 57 Atp), uno che ha basato il proprio tennis sul servizio e ha spremuto ieri 17 ace.
Come al solito il carrarino, in due ore e mezzo di battaglia, ha reso tutto un po’ difficile: ha perso banalmente il primo set (3-6), poi ha sofferto nel secondo portato a casa col fiatone e al tie-break e ha affidato al terzo i propri destini. Halys, coriaceo, ha continuato a bombardare con il servizio, Muso ha cercato di alternare e sprigionare il proprio talento e, sul 6-5, ha infilato quattro punti facendo finalmente bingo. Nel terzo turno Lorenzo troverà domani il canadese Auger-Aliassime.
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