
Jannik Sinner, la profezia di Ljubicic: "Dove magari non vincerà mai"

I tre mesi lontano ai campi per Jannik Sinner? Per Ivan Ljubicic “non sono un problema — il suo pensiero su Today Sport —. Per prima cosa perché può migliorare alcune cose, ma soprattutto perché sarà alleggerito dall’aver chiuso finalmente questa vicenda con la Wada. In questo periodo potrà allenarsi su aspetti che normalmente non hai modo di allenare a questo punto della stagione perché, quando devi cambiare qualsiasi cosa hai bisogno di tempo e lui, in questo momento, ha tempo e lo farà”.
Sempre secondo l’ex tennista, Sinner può puntare al Grande Slam: “Avendo vinto il primo Slam in Australia, è l’unico che può riuscirci quest’anno — le sue parole —. Non so se vincerà Parigi o meno, ma credo che nei prossimi 10-15 anni qualcuno farà il Grande Slam. Oggi le condizioni di gioco sono più uniformi rispetto al passato, quando in Australia faceva molto caldo, Parigi era lenta, Wimbledon velocissimo e New York umida”. E ancora: “Se oggi dovessi scommettere un euro su qualcuno, lo punterei su Sinner — ha detto ancora Ljubicic —. Chi può essere più forte di lui al Roland Garros? Una volta c’era Nadal, e sappiamo che nessuno poteva batterlo lì. Ma oggi non c’è nessuno imbattibile su terra. Magari Sinner non vincerà mai Parigi, ma non vedo perché non potrebbe farlo già quest’anno”.
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Se Jannik può puntare al Grande Slam, Ljubicic ha frenato riguardo alla possibilità che lui, Alcaraz e il brasiliano Fonseca possano essere considerati i nuovi Big Three: “Aspetterei un attimo a inserire nello stesso discorso ragazzi che hanno già vinto alcuni Slam con un giovane che ha vinto un paio di partite — ha detto — Certo, il brasiliano promette benissimo, ma per immaginare un’era come quella dei Big Three significa aspettarsi che questi tre giocatori vinceranno sempre tutti gli Slam. Diciamo però che loro tre sono i giocatori più entusiasmanti di questa generazione”.
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Mentre Draper, Shelton, i francesi Fills, Perricard, lo stesso Musetti, “non possono essere allo stesso livello con Sinner e Alcaraz — ha detto ancora — Sono giovani, giocano bene, ma da qui a vincere più Slam è un'altra cosa”.
Infine un pensiero sul coaching di campo, che oggi è stato sdoganato. Ljubicic, come Sinner, è cresciuto alla scuola di Riccardo Piatti, dove l’obiettivo era fornire gli strumenti per prendere le decisioni giuste autonomamente in campo. Le nuove regole sul coaching, però, “non mi piacciono per niente — ha concluso il croato — Vanno contro la storia del tennis e l’essenza di questo sport: trovare le soluzioni da solo e gestire la pressione per uscirne fuori. Ma c’è di peggio. Credo che il problema maggiore sia nei tornei juniores: i ragazzi, abituati a essere continuamente guidati, smettono di ragionare con la propria testa. E non parlo solo di tennis. Oggi molti giovani sono abituati a ricevere istruzioni in ogni momento della loro vita, e quando si troveranno a dover pensare da soli, cosa faranno? Per me è una cattiva abitudine che va oltre lo sport”.
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