
Thiago Motta, "il peccato mortale": come ha annientato la Juventus con le sue mani

Il peccato definitivo di Thiago Motta non è la comunicazione, non è l’atteggiamento, non è il modo di porsi, e non è nemmeno la presunta assenza del dna Juventus, visto che il dna Juventus è un concetto ondivago. Il peccato definitivo di Thiago Motta è di campo, ovvero il perimetro in cui dava il meglio di sé. Siamo a metà marzo e la Juventus non ha ancora una formazione tipo. Nelle ultime due giornate ha provato a darsela ma con una fissazione difficile da comprendere: gli esterni sul piede forte. Il destro Yildiz a destra, il mancino Nico Gonzalez a sinistra. Ha funzionato?
No. Ma Thiago vuole fare il Guardiola della situazione e insiste su un’idea fino a che il campo non gli dà ragione. Quindi probabilmente insisterà ancora e ancora. Thiago Motta ha smesso di far girare la fascia di capitano ma non i uomini chiave. Yildiz ha giocato ovunque davanti tranne che nella sua posizione ideale, al centro dietro la punta. Dato che il mister dopo tante peripezie ha battezzato il 4-2-3-1 come modulo di base, piazzarlo lì era la scelta più naturale del mondo, anche perché il turco è il più giovane della rosa e andrebbe messo a suo agio. Macché, Thiago si complica la vita.
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FENOMENO
Per capire perché bisogna tornare a una sua dichiarazione dello scorso anno. A domanda «quali caratteristiche deve avere il giocatore moderno?», rispose così: «Se un calciatore sceglie di coprire un solo ruolo, allora deve essere un fenomeno». Ecco la convinzione di base di questo eterno girovagare dei suoi giocatori, solo che al Bologna aveva diversi interpreti “fluidi”, vedi Calafiori, mentre nella Juventus non ne aveva e ha cercato di inventarseli. E poi, con tutto il rispetto, il margine per fare esperimenti nella Juventus è inferiore rispetto a quello avuto a Bologna: qui il pass per la Champions è il minimo, là era il massimo.
Partendo da questo presupposto, Thiago ha fatto fare il giro del campo a McKennie, il più versatile dei giocatori a sua disposizione. Ha fatto il mediano, la mezzala, l’esterno alto, il terzino a destra e a sinistra, il falso centravanti, il vero centravanti e ora il trequartista. Gli manca solo il centrale di difesa e il portiere e li ha ricoperti tutti, e fa sorridere pensare che il ruolo che gli era stato assegnato prima di iniziare la stagione era quello di fuori rosa.
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Ulteriore paradosso è che l’ultima posizione, in teoria quello di approdo, è la meno adatta: l’americano è un incursore che deve partire da lontano e si ritrova sulla trequarti a fare il rifinitore. Vale anche per Koopmeiners che Motta ha voluto quanto Giuntoli e su cui bisognerebbe cominciare a dare spiegazioni: perché pretendere un centrocampista box-to-box se poi comprimi gli spazi con un gioco posizionale? Anche l’olandese è passato dalla trequarti alla mezzala, ritrovandosi l’altra sera a fare l’ala destra, praticamente senza vederla mai (24 palloni toccati di cui 5 persi in un tempo).
Anche Cambiaso è stato dirottato a destra e poi a sinistra a seconda dell’altro terzino disponibile. Peccato che avere un creativo come l’azzurro da un lato o dall’altro sia determinante, cambiano tutti i meccanismi. Ultimamente ha giocato a sinistra perché a destra Thiago Motta si è inventato Weah terzino, dopo averlo messo ala destra, ala sinistra e punta centrale.
COLLOCAZIONE
Weah è un quinto di centrocampo ma la Juventus non gioca con la difesa a tre, quindi non ha collocazione e allora fa su e giù. E Douglas Luiz? Arrivato per fare il regista, si è visto solo come mediano aggiunto o mezzala, senza avere il passo per fare né l’uno né l’altra. E Thuram? È un mediano a cui è stato chiesto a lungo di fare regia, mentre Locatelli era un interno che si è convinto di essere un regista.
Thiago doveva costruire due basi. Una fatta di principi di gioco e su questa ci è quasi riuscito. E un’altra fatta di giocatori, ovvero di gerarchie e ruoli, e questa l’ha praticamente ignorata. Pagherà con l’addio a prescindere dal quarto posto, sempre più a rischio considerando che domenica la Juventus va a Firenze, campo nemico, perché metà del lavoro non solo non è stata completata, ma non è nemmeno iniziata. L’addio potrebbe essere di comune accordo, una rescissione che farebbe contento pure lo stesso Thiago Motta. E potrebbe arrivare prima del Mondiale per Club qualora ci fossero le condizioni per ingaggiare uno tra Gasperini e Conte, ovvero i due che da qualche settimana stanno ammiccando alla loro Signora.
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