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Fabio Capello, "sei un figlio di put***a". Insulti nello spogliatoio: un retroscena clamoroso

lunedì 10 marzo 2025

2' di lettura

A Madrid Fabio Capello non è semplicemente l'ex allenatore del Real, ma è per tutti Don Fabio. Più di un mister capace di vincere per due volte consecutive la Liga con i Blancos, in due decenni consecutivi, spezzando il dominio del Barcellona. Il tecnico friulano è un "dominatore", l'uomo in grado di dettare legge nello spogliatoio più infuocato del calcio mondiale, pieno zeppo di primedonne. Eppure, anche l'uomo di Pieris ha visto le streghe in Spagna.

In particolare, la prima stagione, quella 1996/97, non fu facile per lui, che proveniva dall'incredibile ciclo vincente al Milan. Il Real era in una fase di transizione, con la generazione d'oro degli anni Ottanta al tramonto e quella successiva non ancora affermatasi del tutto. Di quest'ultima faceva parte uno dei nuovi "senatori", l il totem della Nazionale spagnola Fernando Hierro. E proprio con il difensore centrale Capello fu protagonista di un clamoroso scontro. 

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"Per me la cosa più importante, la prima parola che usciva sempre dalla mia bocca quando entravo nello spogliatoio, non era difesa o attacco, ma rispetto. Il rispetto prima di tutto – spiega Capello in una intervista a El Mundo –. Tutti abbiamo problemi, tutti possiamo lamentarci, ma il rispetto per le persone che lavorano nel club, per lo staff e per i nostri colleghi è alla base di tutto. Non volevo ritardi, non volevo brutti gesti, non volevo che fossero sovrappeso. Da quel momento in poi, per me esistono solo il campo e l'allenamento. Non mi interessa come ti chiami. Ho preso questo stile da Helenio Herrera, che diceva sempre che si gioca come ci si allena. Ma da quel momento in poi, quando facevano la doccia e tornavano a casa, ognuno era libero di vivere la vita che desiderava".

Proprio sulle abitudini dei giocatori del Real, ecco lo scontro titanico. Tra le prime decisioni prese, l'aver tolto la bottiglia di vino durante i pasti ai suoi giocatori. 
"Protestarono, negoziammo e mi chiesero di lasciargli almeno bere una birra prima di cena. Ho detto di sì. Ma il momento più forte emotivamente è stato quando è venuto un dirigente e mi ha dato i nomi di tre giocatori che erano usciti quella sera. Eravamo in un momento chiave, stavamo recuperando punti sul Barcellona e mi sono arrabbiato molto".

Il giorno dopo, ricorda Capello, "raduno tutta la squadra prima dell'allenamento e inizio a rimproverarli: ‘Ci sono alcuni giocatori qui che non sono sportivi seri, vi piace troppo fare serata, non vi interessa vincere e questo non può essere, perché è irrispettoso verso il resto. Tu, tu e tu non potete continuare con noi'". Ed è lì che Hierro si è opposto al suo allenatore: "Mister, lasci perdere, eravamo tutti lì". Ascoltate queste parole, conclude l'allenatore italiano, è crollato tutto: "Mi ha ucciso, tutto quello che sono riuscito a dirgli è stato: ‘Sei un figlio di put***na'. Poi siamo andati ad allenarci come se nulla fosse accaduto". E hanno vinto, guarda caso. 

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