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Jannik Sinner, le parole sconcertanti di Cahill gelano i tifosi: "Quando è tempo di cambiare"

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Dopo la squalifica di tre mesi, per il patteggiamento accettato con la Wada, ora per Jannik Sinner è scattata l’operazione rientro. Sono 63 i giorni che lo dividono dal ritorno ai campi, (le 23.59 del 4 maggio), e intanto l’altoatesino ha ricominciato a lavorare con il suo team, per arrivare agli Internazionali d’Italia a Roma nel migliore della forma. In primis, secondo Il Corriere della Sera, verrà trovata una palestra a Montecarlo, privata, tra panca e attrezzi che il numero 1 inizierà a maneggiare per aumentare forza fisica e resistenza. Sarà aiutato da Marco Panichi, ex saltatore in lungo, in coppia con Ulises Badio. Poi servirà trovare un campo fuori dall’egida delle federazioni, e le piste sono quelle estere: Dubai (la ripresa dell’attività può avvenire anche sul veloce, per poi passare alla terra battuta), Miami (lì però la terra è soprattutto verde, più veloce di quella rossa europea) o Montecarlo e dintorni, per sfruttare l’effetto-casa.

Si lavorerà su forza, velocità, resistenza per non avere più cali al quinto set, in quei match degli Slam che lo chiameranno a un grande sforzo fisico. Poi, più avanti, ci sarà bisogno di simulare partite, schemi e situazioni di gioco: Si lavorerà con attenzione anche al servizio, fermo dalla finale di Melbourne (26 gennaio).

 

 

A fine anno, poi, il suo coach Darren Cahill lo lascerà per andare in pensione: "Il periodo ottimale per un coach è di tre o quattro anni  — ha confermato l’australiano — Superato questo arco di tempo, il giocatore ha già assimilato tutto ciò che potevi insegnargli e il rapporto diventa più manageriale che formativo. Il miglior modo per allenare un tennista è dargli gli strumenti giusti per risolvere i problemi in autonomia. Quando arrivi al punto in cui gli dici qualcosa e lui già lo sa, significa che è arrivato il momento di cambiare. Serve una nuova voce, un nuovo stimolo”.

 

 

 

 

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