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Arrigo Sacchi rivela il complotto: "Usa '94 ce lo fecero perdere, Berlusconi faceva paura"

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La possibilità di tornare ad allenare a 78 anni (poi rettificata), quidni lunghi pensieri sul suo passato. Arrigo Sacchi si è raccontato a 360 gradi nell’intervista a La Repubblica, annunciando che vuole tornare in panchina a 78 anni, prima di correggere il tiro qualche opra dopo: “Semplicemente mandato un messaggio a Galliani nel quale gli ho detto che, se avesse bisogno di un aiuto per il Monza, io sarei disponibile. Ma non certo per fare l'allenatore. Non sono mica matto”. Nella sua conversazione col quotidiano romano, il pensiero è andato a quella maledetta finale di Usa 94, persa ai rigori contro il Brasile con gli errori dal dischetto di Baggio, Massaro e Baresi

Una finale rimasta di traverso ad Arrigo, "anche perché io avevo chiamato tanti calciatori del Milan, e Berlusconi faceva paura”. Il peccato è di non averlo vinto: "Ce lo fecero perdere mandandoci in ritiro in un posto dove l'umidità era al cento per cento, e faceva un caldo terribile — le parole dell’ex tecnico di Fusignano — Quando arrivammo in ritiro, i medici azzurri dissero ‘Impossibile arrivare in finale’. E invece ci arrivammo, però contro un Brasile che si era sempre allenato al fresco. Non ci fecero vincere anche perché io avevo chiamato tanti calciatori del Milan, e Berlusconi faceva paura: ma lui è stato il più grande di tutti. La Nazionale del '94 era una squadra di eroi".

Poi un pensiero del suo intervento chirurgico al cuore: "Mi hanno sostituito la valvola mitralica il 30 settembre scorso, e il cardiologo mi ha detto: ‘Arrigo, con questo cuore lei non morirà mai’ — ha aggiunto Sacchi — E allora, perché non rimettersi a lavorare? Tornare in panchina è un’ipotesi, una tentazione. E questa tentazione mi piace molto. Sono passati 24 anni dall'ultima volta? Le buone idee non invecchiano: mi metto a disposizione. In Italia o all'estero? Ancora non ho deciso, ho diverse offerte. Vediamo un po' cosa succede. Non sarà una Nazionale, credo potrebbe essere all’estero…". Prima di correggere il tiro…

La stanchezza non fa parte dell’animo di Sacchi, e nemmeno il fisico: "Mica dovrei mettermi a correre in campo — ha detto ancora — Ci provai da ragazzo, però non ero un granché, perciò decisi di diventare allenatore. La mia è nostalgia? Non conosco questo sentimento, non sono un reduce. Il calcio era e resta la mia vita. Se tornerò in panchina, sarà soltanto perché mi va di farlo. Dissi che la tensione era diventata insostenibile? Forse non me la ricordo più! Scherzo, non ho paura, alla mia età e con un cuore nuovo non si deve avere paura di niente. La paura lasciamola ai giovanotti".

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