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Jannik Sinner, i "bolliti" lo provocano dopo la squalifica: volano insulti pesantissimi

Gabriele Galluccio
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Nick Kyrgios è fazioso e provocatorio, ma almeno è coerente. A differenza di tanti altri tennisti, che speravano in pene “esemplari” - unico modo per interrompere il regno di Sinner e tornare a vincere - senza però avere il coraggio di dirlo apertamente, l’australiano è sempre stato in prima fila nella guerra a re Jannik. Anzi, fallito miseramente il ritorno in campo, non vedeva l’ora di potersi votare completamente alla sua nuova professione, quella di “hater” numero uno del giocatore più forte al mondo. «L’ha schivata», è stato il commento a caldo di Kyrgios, non soddisfatto dalla sospensione di tre mesi. «Sinner colpevole o no? È un giorno triste per il tennis. La giustizia nel tennis non esiste. So che molti giocatori si sentono allo stesso modo in questo momento, quindi sto pensando di fare delle dirette la prossima settimana per parlarne», ha aggiunto in seguito. Il piano di Kyrgios è chiaro: alimentare l’odio contro Sinner e intanto utilizzarlo a scopo di lucro. L’unico modo per rimanere rilevante è parlar male di Jannik, magari trovando facili sponde da altri bolliti della racchetta. Come Stan Wawrinka, tre volte vincitore Slam, che è intervenuto con un commento a tinte apocalittiche: «Non credo più in uno sport pulito».

Eppure il caso di Jannik è tutto tranne che torbido: la Wada stessa nel comunicare la sospesione di Sinner ha messo nero su bianco che l’altoatesino è innocente e non ha tratto alcun vantaggio dall’assunzione involontaria di Clostebol. La giustizia sportiva prevede il principio di responsabilità oggettiva e quindi Sinner è costretto a pagare per gli errori del suo team. Jannik avrebbe potuto far valere le proprie ragioni davanti al Tas, ma avrebbe anche rischiato una sospensione molto più lunga e comunque la vicenda si sarebbe trascinata per almeno un altro anno. Meglio chiuderla subito, rimanere fermo tre mesi e poi tornare a fare incetta di vittorie senza più il peso della Wada sulle spalle. 

 

 


È normale che gli anti-sinneristi non siano contenti di come si è risolta la vicenda, perché Jannik alla fine non perderà neanche uno Slam e probabilmente conserverà la prima posizione nel ranking Atp, dato che ha accomulato un vantaggio troppo grosso per essere colmato in soli tre mesi. Kyrgios e compagni si avvarranno di tutti i mezzi possibili per avvelenare i pozzi, sfruttando soprattutto il megafono dei social, ma Sinner è un fenomeno nel silenziare il rumore dei nemici. E comunque i social non sono la vita vera, lo dimostra il trattamento da re che è stato riservato dal pubblico a Jannik su tutti i campi anche dopo l’affaire Clostebol. Non lo ha toccato la polemica per l’assenza al Quirinale, non lo faranno di certo le parole del Kyrgios o del Wawrinka di turno. Tra l’altro al tennista svizzero è arrivata una risposta da incorniciare da parte di Feliciano Lopez, ex numero 12 del ranking: «Non credi in uno sport pulito? Io sì, Stan. È molto chiaro che Sinner non ha fatto nulla per migliorare la sua prestazione, è dimostrato. Si sta assumendo la piena responsabilità per l’errore degli altri e per i tre mesi di sospensione di conseguenza. Una sospensione più lunga avrebbe reso lo sport più pulito? Non credo». In un mondo pieno di invidiosi e complottisti alla Kyrgios e alla Wawrinka, evviva gli uomini che dicono la verità come Feliciano Lopez.

 

 

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